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Il caso Crotone, la politica ingombrante e la sanità clientelare

La recente nomina di tre direttori generali in grosse strutture sanitarie regionali, oltre a rappresentare un passo avanti nella normalizzazione della gestione di Aziende sanitarie e ospedaliere , …

Pubblicato il: 19/05/2017 – 10:10
Il caso Crotone, la politica ingombrante e la sanità clientelare

La recente nomina di tre direttori generali in grosse strutture sanitarie regionali, oltre a rappresentare un passo avanti nella normalizzazione della gestione di Aziende sanitarie e ospedaliere , dovrebbe servire  ad un rafforzamento dei principi che attengono al diritto alla salute dei cittadini calabresi.
Resta invece incomprensibile la mancata nomina del direttore generale all’Asp di Crotone rafforzando una situazione di precarietà nella gestione complessiva del sistema sanitario regionale. 
I problemi legati all’erogazione di servizi efficienti ed efficaci che corrispondano al raggiungimento dei Lea, così lontani in Calabria dagli standard nazionali, dovrebbero essere il principale obiettivo della politica sanitaria della nostra Regione.
Lo scenario entro cui si muove, però, la Sanità calabrese è quello di un dualismo politico-commissariale che, troppo spesso intralciandosi a vicenda, rende difficile e periglioso un ragionamento complessivo su scelte che incidono fortemente sui diritti fondamentali delle persone.
I cittadini calabresi, che sono i destinatari delle scelte politico-economiche, aspettano di vedere realizzati anche i loro bisogni di salute. Si aspettano la concreta affermazione di quei piani di assistenza territoriale, ospedaliera e di prevenzione  che, a tutt’oggi, non sembrano rappresentare l’obiettivo primario e comune da raggiungere.
Il divario tra i territori della nostra Regione, anche in materia sanitaria, resta un nodo intricato da sciogliere. Esistono sistemi e pratiche diverse che, di fatto, impediscono ai cittadini il medesimo accesso alle cure e rendono inapplicato quel sacrosanto diritto all’uguaglianza e alle  pari opportunità, costituzionalmente sanciti. 
I ritardi accumulati anche in merito alla realizzazione dei nuovi ospedali, quelli relativi alla copertura dei posti vacanti nelle piante organiche e nell’attivazione delle Case della Salute, e infine la mancanza di una vera sanità sul territorio, sono segnali preoccupanti che spingono verso l’insofferenza e la mancanza di fiducia verso le Istituzioni.
Occorrerebbe tenere conto della conformazione geografica calabrese e della effettiva possibilità di accesso alle strutture sanitarie di ogni suo cittadino. Tenendo in considerazione non solo indicatori nazionali ma inserendo le peculiarità di una regione che, per sua disgrazia, affronta sacrifici diversi legati alla mobilità, alle condizioni economiche e, non ultima, alla forte e pervasiva presenza di criminalità organizzata che utilizza la sanità come una cassa contanti utile ai suoi affari.
Sappiamo che l’ingerenza politica, e quella criminale, hanno maggiormente contribuito a creare il baratro del disavanzo economico sanitario. Sappiamo anche che gli anni impiegati per il ripiano del deficit, non hanno prodotto risanamenti strutturali e che la voragine del debito resta e si autoalimenta anche attraverso le scelte che favoriscono un privato non sempre all’altezza del compito e indeboliscono il sistema pubblico, che pur tra mille difficoltà, è il solo a poter garantire parità di trattamento e di accesso.
Accanto al risanamento economico sarebbe stato utile un risanamento dei metodi, spesso clientelari, che garantiscono il mantenimento di sacche di spreco di denaro pubblico. 
Più chiarezza negli appalti, più trasparenza negli affidamenti di servizi, più certezza nelle procedure e nei tempi di erogazione sono gli elementi imprescindibili per una sana gestione. Assieme, naturalmente, alla corretta applicazione delle norme relative al reclutamento del personale. Inutile ribadire quanto e come il blocco del turn over in sanità abbia consentito di mascherare assunzioni clientelari e atipiche, nonché la creazione di vasti bacini di precariato. 
La Sanità deve garantire innanzitutto la salute. Tutti gli sforzi per perseguire questo semplice principio deve trovare soluzione nella trasparenza, nella legalità, nella condivisione. Gli attori istituzionali e sociali non possono restare alla finestra, debbono poter trovare il necessario coinvolgimento ed essere messi nelle condizioni di decidere ed indicare ciò che è utile a favorire un’adeguata fruizione dei servizi su tutto il territorio regionale, garantendo quindi quella parità di trattamento e quel diritto inalienabile troppo spesso richiamato e altrettanto spesso eluso e mortificato dai troppi e variegati interessi di bottega.

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