CATANZARO Si chiude in primo grado a 12 anni dall’avvio delle indagini uno dei tanti capitoli dell’inchiesta “Poseidone” nata dalle indagini dell’ex pm Luigi De Magistris.
Assolto dall’accusa di associazione a delinquere l’ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Chiaravalloti e assolto anche l’ingegnere Antonio Caliò, componente della commissione per la costruzione dell’impianto di depurazione di Catanzaro Lido. Entrambi con la formula «perché il fatto non sussiste». Non doversi procedere, invece, per Bruno Barbera, ex commissario Arpacal, e Domenico Antonio Basile, ex assessore regionale all’Ambiente, perché i reati sono estinti per intervenuta prescrizione. Questo ha deciso il Tribunale in composizione collegiale – Alessandro Bravin presidente, Francesca Pizii e Maria Domenica Restuccia a latere – chiudendo il primo grado di questo stralcio dell’inchiesta “Poseidone”.
L’INDAGINE Secondo l’accusa, Basile in qualità di assessore all’Ambiente della Regione avrebbe deciso di «punire” Filippo Callipo, amministratore unico della “Giacinto Callipo conserve alimentari Spa”, per alcune critiche pubbliche che questi aveva rivolto all’indirizzo della giunta regionale» – è scritto nei capi di imputazione – attraverso una serie di ispezioni di controllo presso la ditta Callipo per verificarne la qualità degli scarichi produttivi. Basile, secondo l’accusa, avrebbe indotto Barbera, in qualità di commissario, a favorire queste ispezioni mediante la minaccia di ostacolarne la carriera e impedire la sua nomina di direttore generale dell’Arpacal.
Da qui sono partite le indagini che il 22 luglio del 2015 avevano visto sciogliersi nella prescrizione tutte le accuse e lasciare in piedi le posizioni di Chiaravalloti, Barbera, Caliò e Basile per i quali oggi è arrivata la sentenza.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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