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JONNY | Il gip: don Scordio a capo del piano criminoso

CATANZARO «È il parroco di Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio, l’ideatore del piano criminoso che ruotava attorno al Cara di Isola Capo Rizzuto». È quanto scrive il gip di Crotone, Abigail Mel…

Pubblicato il: 20/05/2017 – 10:07
JONNY | Il gip: don Scordio a capo del piano criminoso

CATANZARO «È il parroco di Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio, l’ideatore del piano criminoso che ruotava attorno al Cara di Isola Capo Rizzuto». È quanto scrive il gip di Crotone, Abigail Mellace, nel provvedimento con cui ha confermato la custodia cautelare in carcere per don Scordio, coinvolto nell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella gestione della struttura di accoglienza. Secondo il gip, l’ingresso della cosca Arena nella gestione del Cara «si è realizzato per effetto di una vera e propria “proposta di affari” che la consorteria ha ricevuto da un insospettabile personaggio, don Edoardo Scordio».
Sarebbe stato proprio il prete, secondo la ricostruzione del gip, a proporre ai vertici delle cosche Arena, Gentile e Nicoscia di «costituire e affidare alla gestione di sodali di fiducia le imprese cui affidare l’erogazione dei servizi più remunerativi in modo tale da permettersi di accaparrarsi la quasi totalità delle risorse stanziate». I fondi così distratti sarebbero finiti in parte nelle casse delle cosche «per altri lucrosi investimenti» e in parte nelle mani dello stesso don Scordio.
Per il giudice Mellace, le giustificazioni fornite dal parroco in merito ai fondi ricevuti dalla Misericordia «non hanno scalfito il quadro accusatorio. Don Edoardo Scordio è a tutti gli effetti un esponente di rilievo – scrive il gip – della stessa associazione mafiosa per avere assicurato alla stessa il suo continuo e costante apporto, procurando il denaro che occorreva ai sodali, custodendo proventi estorsioni e comunque ideando e concorrendo a porre in essere tutte quelle condotte che hanno assicurato al clan di incamerare milioni».
Il gip Mellace, nel provvedimento, attribuisce poi un ruolo centrale al governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto, Leonardo Sacco, «nell’affare che, realizzando un inedito connubio tra mafia e istituzioni ecclesiastiche dimostra la straordinaria capacità della cosca Arena di infiltrarsi in ogni apparato e settore della società civile». Proprio l’esponente della Misericordia, con la sua condotta, secondo il gip, avrebbe partecipato «a uno dei più lucrosi e spregevoli affari mai gestiti da un’organizzazione criminale».
Nel corso dell’interrogatorio Sacco ha provato a dare spiegazioni sui prelevamenti in contanti dai conti della Misericordia sostenendo che quei soldi venivano consegnati agli uffici amministrativi per pagare gli stipendi ai dipendenti. Il Governatore della Misericordia ha sostenuto anche che le dazioni di denaro agli esponenti di spicco della cosca sarebbero state il frutto di «un’imposizione o di un’estorsione». Spiegazioni che però non hanno convinto il gip Mellace che ha confermato la custodia in carcere anche per Sacco. 

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