ROMA La mafia è un ”mito” e i suoi boss sono personaggi leggendari? È una domanda forte – e, insieme, un invito a riflettere – quella sottesa al libro ”L’inganno della mafia”, edito da Rai Eri, che il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha scritto con Antonio Nicaso. Un libro che gli autori presentano con Andrea Vianello al Salone del Libro di Torino, domenica alle 18.15 allo stand Rai.
Di mafia – è la tesi di Gratteri e Nicaso – si parla molto, ed è un bene. Ma a volte se ne parla nel modo sbagliato, ed è un male. Molti libri, film e fiction di successo restituiscono un’immagine romanzata delle mafie, frutto in parte di luoghi comuni e vecchie leggende.
Dal ”Padrino” a ”Gomorra”, da ”Quei bravi ragazzi” a ”Romanzo criminale”, il rischio che il boss diventi un eroe e l’illegalità una ”carriera” è favorito spesso da una narrazione che mette in primo piano i protagonisti di camorra o ‘ndrangheta, omettendo come possono essere combattuti o dimenticando chi lotta con coraggio per affermare la giustizia.
Ma lasciare che si radichi lo stereotipo di una piovra invincibile, dotata di rapporti privilegiati con le istituzioni e capace continuamente di riadattarsi, significa indebolire un’azione di contrasto, che porta non di rado alla cattura e alla condanna dei boss.
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