Quando si fa bene occorre riconoscerlo. Ha avuto ragione Mario Oliverio a sottolineare in consiglio regionale – all’atto di approvazione della legge dei Casali del Manco – la forte inadeguatezza della legge regionale sulle fusioni dei Comuni e l’esigenza di elaborarne una nuova. Ha fatto bene il vicepresidente Antonio Viscomi ad organizzare un apposito forum. Hanno fatto benissimo i consiglieri Franco Sergio e Orlandino Greco – obbedienti al desiderio del governatore e in linea alle osservazioni emerse nell’iniziativa di approfondimento del 15 maggio scorso – a predisporre un disegno di legge che disciplini, in modo esaustivo e coordinato, la materia.
Ora, sarà compito del consiglio regionale discuterlo, ove mai implementarlo e approvare una legge che dia finalmente certezza al diritto di cui godono, a mente della Costituzione (articolo 114), le autonomie locali. Non solo. A rispettare le legittime aspettative dei cittadini desiderosi, a ragione, di vedere il proprio Comune fondersi con altri ma con le migliori regole e non con i pateracchi che hanno fatto da protagonisti sino ad oggi. Ma soprattutto sapendo che le cose andranno meglio di come vanno in data odierna.
Leggendo il testo elaborato dai due esponenti della lista “Presidente Oliverio” si rinvengono punti di pregio giuridico, sia nella individuazione delle procedure che degli strumenti preparativi e istruttori insediati nelle norme. E ancora. Sono da apprezzare il ripristino dei quorum che della salvaguardia a tutto campo delle decisioni sociali.
Quanto ai primi, sembrano di rilievo sia la previsione della bozza di statuto, condivisa dai Comuni che originano la procedura aggregativa, che gli studi di fattibilità, da sottoporre entrambi prima al giudizio consiliare e successivamente a quello collettivo.
Con le fusioni non si scherza. Quindi tutti d’accordo nel realizzarle. In pochi a preoccuparsi di come fare.
Il disegno di legge risolve questa asimmetria culturale affidando alle istituzioni locali l’onere di predisporre bene le «carte» sulle quali dovranno esprimersi i rispettivi Consigli e le relative collettività attraverso la maggioranza degli aventi diritto. Quelle maggioranze minime richieste da qualsivoglia società, associazione o condominio per decidere su eventi straordinari. Nell’ordinamento istituzionale, è infatti impossibile rintracciare un evento dai risvolti più straordinari di quanto produca la fusione dei Comuni, con l’estinzione dei Comuni proponenti e la generazione di un nuovo ente che succede ai primi a titolo universale, ancorché nel munus (così direbbero i tecnici sofisticati!).
Certamente per portare a termine le fusioni ci vorrà più tempo di quanto ce ne vorrebbe adesso. Lo stravolgimento che ne consegue merita non solo il tempo ma anche l’impegno tecnico necessario nonché una chiara conferma dei cittadini delle decisioni assunte dai loro rappresentanti, a suo tempo eletti per gestire l’ordinario e non già lo straordinario. D’altronde, più straordinarietà dell’estinzione di un soggetto di diritto pubblico (ma anche privato) si fa davvero fatica addirittura ad immaginarlo.
Concludendo, davvero innovativa la parte (e non solo quella) nella quale si equipara la procedura di fusione per incorporazione con quella tradizionale, meglio per unione (così come la definirebbero i tecnici anzidetti!). Ciò in perfetta linea con quanto sancito dalla legge Delrio (comma 130) che, giustamente, prevede il ricorso al referendum preventivo. Una opzione nei confronti della quale anche la dottrina ha dimostrato sino ad oggi una qualche disattenzione.
La speranza che si faccia presto e bene!
*Docenti Unical
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