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«La suscettibilità fa male alla società»

Caro direttorecattiva politica, ‘ndrangheta e burocrazia: ecco tre elementi, esaminati all’infinito, che impediscono alla Calabria di crescere, di correre verso il processo di globalizzazione. È te…

Pubblicato il: 25/05/2017 – 10:56
«La suscettibilità fa male alla società»

Caro direttore
cattiva politica, ‘ndrangheta e burocrazia: ecco tre elementi, esaminati all’infinito, che impediscono alla Calabria di crescere, di correre verso il processo di globalizzazione. È tempo, però, di cominciare a prendere in seria considerazione un altro fenomeno sociale, a mio parere condizionante, ossia la “suscettibilità”.
Il Garante per l’infanzia e l’adolescenza è destinatario di denunce, che riguardano lesioni ai diritti dei minori. Cosa fa e come procede? Apre un fascicolo, badando prima di tutto ad accertarsi che le denunce abbiano un fondamento, e poi scrive ai denuncianti, ai denunciati e alle istituzioni da coinvolgere, per informarli delle iniziative che intende intraprendere, nell’esclusivo interesse dei minorenni coinvolti. Se omettesse tale procedura, il Garante sarebbe passibile di omissione di atti d’ufficio. 
E qui viene il bello. «Come osa?», «Ma come, con l’amicizia che ci lega ti metti a scrivere?», «Mai, nella mia vita, nessuno si è permesso di scrivermi!», «E lei crede a tutte le fesserie che le hanno raccontato?», «Non era meglio una telefonata, piuttosto che scrivermi?», e via di questo passo.
Superfluo dire che alcuni, fra i destinatari, mi tengono il broncio, davvero dopo anni di amicizia. Mi guardano come un nemico ansioso di scagliarsi contro la loro maestà.
Mi chiedo, sovente, che senso abbia la figura del Garante e la risposta che mi do è sempre la stessa: esiste perché gli tra gli adulti vi è chi non avverte il dovere di guardare ai bisogni dei bambini e, purtroppo, la percentuale di indifferenti è esponenziale, soprattutto – e ciò è da considerarsi drammatico – appartenenti a categorie professionali (un tempo vocazionali) che hanno direttamente a che fare con l’età evolutiva. È facile intuire che il mio riferimento è ai dirigenti scolastici, che al ricevimento di una segnalazione del Garante innalzano veri e propri muri di gomma, non già badando a fornire risposte nel merito dei fatti contestati, bensì anteponendo la loro onorata carriera davanti a tutto e a tutti.
Ricordo, in particolare, un dirigente che, alla richiesta di spiegazioni su un fatto circostanziato ha risposto parlandomi del suo essere «cattolico nella discrezione dell’esercizio della fede» e dandomi consigli su ciò che, a suo parere, il Garante dovrebbe fare, suggerimenti per nulla in linea con lo spirito della legge istitutiva della figura e tesi a salvaguardare “il buon nome della scuola”. Me lo sono sentito ripetere tante volte “il buon nome della scuola”, che sarei tentato di proporre al legislatore una figura di garanzia ad hoc. Cose dell’altro mondo, chi dovrebbe tutelare i bambini pensa, invece, a tutelare la reputazione dell’edificio.
Quando si tratta di scuola, al di là delle formalità che sono tenuto ad adempiere, d’intesa con l’ottimo dirigente scolastico regionale, Diego Bouchè, ho avviato le audizioni, convinto che la ricucitura di uno strappo tra scuola e famiglia sia l’unico vero modo di tutelare i bambini coinvolti. La spaccatura tra le due principali agenzie di socializzazione è da considerarsi una sconfitta degli alunni. Orbene, dovreste vedere come si pongono i dirigenti scolastici. Il loro atteggiamento è talmente aggressivo, che finanche i delegati della direzione scolastica regionale e provinciale, invitati ad assistere, rimangono basiti. 
Ma, della suscettibilità, la categoria dei dirigenti scolastici – e qui, per onestà intellettuale, devo aggiungere che fra loro esiste anche chi si pone in totale spirito di collaborazione, rappresentando ad una sparuta minoranza – non detiene il copyright, perché tra gli amministratori locali e i tecnici degli enti locali sovrabbonda e non credo il direttore Pollichieni sia disposto ad ospitare un mio racconto enciclopedico. 
«Vorrei che dicessi l’offizi tutti, e li distinguessi; e s’è bisogno l’educazion commune»: ecco, forse nella Città del Sole di Tommaso Campanella il Garante per l’infanzia e l’adolescenza non avrebbe ragion d’essere.

*Garante regionale per l’Infanzia e l’adolescenza

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