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Le accuse a Scura: «Asp di Cosenza ostaggio del commissario»

COSENZA C’è un’Asp che “governa” circa un miliardo di euro all’anno senza un atto aziendale. L’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza è al centro di uno scontro politico (innanzitutto) e gestiona…

Pubblicato il: 26/05/2017 – 13:45
Le accuse a Scura: «Asp di Cosenza ostaggio del commissario»

COSENZA C’è un’Asp che “governa” circa un miliardo di euro all’anno senza un atto aziendale. L’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza è al centro di uno scontro politico (innanzitutto) e gestionale: la sua Magna Charta non esiste, è stata proposta dal direttore generale Raffaele Mauro e – più volte – rispedita al mittente dalla struttura commissariale. Quattro consiglieri regionali hanno chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul caso (che ha già spaccato la maggioranza). Il Corriere della Calabria è in grado di rivelare il contenuto dell’audizione del manager davanti alle commissioni Vigilanza e Sanità. Un incontro, quello dello scorso 18 maggio, durante il quale Mauro ha raccontato – dal suo punto di vista – un anno e mezzo di duri faccia a faccia con Massimo Scura e Andrea Urbani. Le parole di Mauro non fanno che alzare ulteriormente il livello di scontro. Contengono accuse gravi ai due rappresentanti di un governo che, ironia della sorte, ha lo stesso colore della giunta che ha scelto il dg per guidare l’Asp più grande della Calabria. Che si chiami atto aziendale o si tratti delle assunzioni per i disabili, il fuoco sotto la cenere porta sempre all’incompatibilità tra Massimo Scusa, il commissario al Piano di rientro, e Mario Oliverio, che il Piano di rientro vorrebbe gestirlo in prima persona.  
Il primo snodo è quello dell’atto azienda. Mauro spiega: «È comunque vero che non c’è l’atto aziendale, un atto aziendale che è stato predisposto, che è stato approvato, che non è stato bocciato, perché è impropria questa affermazione. Su quest’atto aziendale sono state fatte delle prescrizioni, rispetto alle quali ci siamo più e più volte confrontati con la struttura commissariale». Per il direttore generale, «sebbene l’Asp abbia fatto i passaggi con le organizzazioni sindacali e con i territori, abbia mandato l’atto al sindaco del Comune capofila senza ricevere nessuna osservazione, sebbene si siano rispettati i decreti sia 70 che 64, che 30 e tutti gli altri, la struttura commissariale si è messa di traverso, pretendendo di imporre all’Asp di Cosenza il suo punto di vista, a prescindere da quello che è il dettato della norma, e avendo il potere di bloccarci, ci ha bloccati». Lo stop, per il manager, non si spiega: «Io vi inviterei a leggere quello che sta sul nostro atto aziendale e a valutare la differenza fra quello che è sull’atto aziendale di Cosenza, che non è passato, e quello che, identico anche nella esposizione della rappresentazione, è passato in altri atti aziendali». Le accuse scendono nel dettaglio: «Il nodo del problema non è l’atto aziendale, il nodo del problema è la rete territoriale. A me era stato chiesto di fare prima la rete territoriale e poi l’atto aziendale, mettendo le cose alla rovescia. Io non sono stato disponibile, perché ritengo che il pragmatismo le procedure vadano rispettate ed anche perché non si può fare prima la testa e dopo i piedi. Io non so, ci sono anche ingegneri in Commissione, vedo l’ingegnere Morrone di fronte a me: mi dicesse lui se ha mai costruito prima il tetto e poi le fondazioni».
Secondo il manager cosentino, voluto alla guida dell’Azienda dall’area del Pd calabrese che fa riferimento al governatore Oliverio e a Nicola Adamo, l’offerta sanitaria territoriale è sbilanciata: a Cosenza e sulla costa tirrenica ci sono strutture, mentre «non abbiamo quasi nulla sulla costa ionica». Mauro dice che «si era programmata una rete territoriale che andasse ad identificare l’offerta in funzione della popolazione residente», mentre i commissari «non condividono questa impostazione. Hanno scritto e hanno riscritto – se ritenete, io vi porto tutta la documentazione prodotta dall’Ufficio del commissario su questa vicenda della rete territoriale – alla fine è venuto fuori che loro, a prescindere dalla legge regionale 24/2008, volevano indirizzare l’Asp a fare determinate scelte senza neanche una rete approvata e senza neanche un atto aziendale approvato». 
L’occasione di parlare davanti ai consiglieri regionali dà slancio al dg: «Questo è stato il motivo per cui l’Asp di Cosenza è rimasta ostaggio della struttura commissariale». Poi racconta un aneddoto e si dice pronto a portare testimoni di ciò che è stato detto «nella struttura commissariale. Dopo aver subito le prescrizioni – dice Mauro –, siamo andati a discutere, abbiamo tentato invano di stimolare la critica, rappresentando in termini molto chiari: “Questo è un atto che avete approvato voi, recita le stesse cose che stanno su questo. Come mai?”. Dice: “No, quando abbiamo approvato quello, abbiamo sbagliato!”». Passaggi (e parole) che saranno oggetto del lavoro della Commissione d’inchiesta. E, forse, alimenteranno lo scontro a colpi di carte bollate tra Asp e commissario. Mauro la mette addirittura sul piano della sua specializzazione: «Io non capisco – e lo dico da psichiatra anche – quali dinamiche relazionali e quali tecniche di comunicazione vogliamo utilizzare e se dobbiamo tracimare, andando oltre quello che è il livello politico-istituzionale, oppure se dobbiamo continuare a recitare la posizione degli oppressi». Chissà come prenderanno il riferimento “psichiatrico” a Palazzo Alemanni. 
Il dg spiega qual è la sua nuova strategia: «Abbiamo deciso di rispondere alle prescrizioni, al dipartimento il decreto è già scritto sulla base delle risposte alle prescrizioni che ci sono state fatte sull’atto aziendale, e adesso andrà sia a Roma che a Catanzaro, visto che adesso abbiamo la via crucis, dobbiamo fare due tappe, non più una, e vediamo quello che succede». Poi torna a bomba sulle accuse: «Ripeto, il problema qual è? È che noi non abbiamo assunto un atteggiamento passivo e accondiscendente rispetto a determinate istanze e ci è stato detto chiaramente: “A voi faremo le pulci, a voi non passerà nulla!”. E lo dico qui! Questo è il discorso della posizione dell’Asp di Cosenza rispetto all’atto aziendale». Fosse una serie tv si direbbe “alla prossima puntata”. Se in consiglio regionale o in tribunale sarà il tempo a dirlo. L’Asp di Cosenza, intanto, aspetta da anni il proprio atto aziendale. Non è un dettaglio.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

 

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