Il commissario ad acta Scura a furia di sentir parlare di spoils system ha preso alla lettera il suo significato di riparto del bottino di guerra. Quella guerra che ha intentato con gli organi istituzionali regionali calabresi nel fare più male di quanto ne possa produrre la peggiore politica, quella che ha retto le redini della sanità sino a qualche tempo fa. Quella politica che ci ha riempito di assicurazioni bugiarde sul debito pregresso che – solo grazie all’iniziativa messa su a suo tempo da Agazio Loiero – è riuscita ad emergere per il tramite dell’allora Commissariamento di protezione civile retto da Vincenzo Spaziante. Da allora il nulla.
Milioni di euro buttati al vento dai commissari che si sono avvicendati e dai loro sodali, sia in termini di mancata esigibilità dei Lea che di danaro sottratto alla salute dei calabresi. Primi fra tutti quelli liquidati in favore degli advisor che sono qui in Calabria per non fare alcunché, in termini di rendicontazione del debito e di certificazione dei bilanci. Non solo, sono arrivati ad incassare sino a 5 milioni di euro in un anno (per i più anziani come me, 10 miliardi delle vecchie lire) che avrebbero consentito di usare una brigata di 100 commercialisti all’anno al servizio della salute calabrese.
Per non parlare della caduta verticale dei già malandati servizi salutari, peggiorati in termini di assenza di personale, di mancata attenzione ai requisiti strutturali e tecnologici delle strutture (che sta generando non poche inchieste della magistratura), di trascuratezza assoluta dell’assistenza territoriale, della quale non c’è neppure l’ombra.
La recente acquisita figura di commissario ad acta plenipotenziario è frutto di una eccessiva concessione del Governo che ha consentito e consente esercizi di potere, speso indebito, perniciosi per la salute pubblica. Gli esempi sono innumerevoli, tra i quali quello di supporre di annullare in autotutela espressioni di autonomia aziendale perfezionati su indicazioni della magistratura ordinaria.
L’ultimo riguarda un Protocollo d’intesa sperimentale tra l’Inps e la Regione Calabria per gli affidamenti delle funzioni relative all’accertamento dei requisiti sanitari in materia di invalidità civile. Una materia, quella del conseguimento dei benefici di cosiddetta previdenza non contributiva, che ha vissuto da sempre una evoluzione all’insegna del corretto decentramento. Ciò allo scopo di consentire a chi ne avesse titolo e bisogno di rinvenire la sede dell’accertamento più vicina possibile al proprio domicilio, non fosse altro per rispettare il relativo stato di forte disagio degli istanti.
Da qui, le competenze che furono delle Commissioni con sede presso quelli che furono i Medici Provinciali – prima organi periferici ministeriali e poi regionali – alle aziende sanitarie. Un segno di civiltà dovuto ai troppo frequenti soggetti affetti da patologie invalidanti spesso incapaci di attendere, nella quotidianità, alle proprie funzioni vitali. Una opzione di grande spessore sociale per una regione come la Calabria che – con i suoi 405 Comuni in gran parte disseminati nell’impervio territorio montano – è penalizzata da un pessimo stato di manutenzione stradale e da un trasporto pubblico locale degno delle peggiori realtà sudamericane in tal senso.
Si suppone che alla base di siffatto provvedimento commissariale (Dca 86 del 24 maggio 2017) si siano fatte proprie le motivazioni che hanno indotto ad omologhe intese in altre regioni italiane. Ciò senza tenere conto che il Friuli Venezia Giulia, il Lazio, la Toscana e il Veneto, ove questo è accaduto, godono di ben altre infrastrutture e di dignitosi trasporti pubblici nonché di servizi assistenziali domiciliari perfettamente intergrati nel sistema della salute, garanti di trasporti degli ammalati all’insegna della dignità delle persone e della efficienza dei servizi relativi.
Qui è un’altra cosa, lo si chieda alle associazioni delle famiglie degli ammalati gravi, lasciate da sole ad affrontare i loro insopportabili problemi!
E ancora. Aumenteranno, oltre ai disagi sociali, i costi, dal momento che quelli destinati all’Inps saranno aggiuntivi rispetto a quelli già esistenti che rimarranno a gravare sul Ssr.
Dunque sperimentare cosa? Come si riesce a complicare la vita a chi ce l’ha già complicata per suo conto e spendere più di quanto si deve?
Un bel modo di fare il commissario ad acta per il rientro dal debito sanitario! Al riguardo, una bella (in)compatibilità con l’obbligo istituzionale di accelerare la definizione favorevole del debito e della insostenibilità del sistema della salute calabrese. Quel traguardo che, se conseguito (ma ci crediamo poco!), ci darà modo di essere finalmente liberi (ma bravi) di indovinare la sanità giusta! Sperando che, nel frattempo, la politica cominci ad attrezzarsi di quanto necessario, in termini di governance.
*docente Unical
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