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Porto e Regione, le tentazioni di Russo

CATANZARO La strada verso l’Autorità portuale non è tutta in discesa. Non lo è perché Francesco Russo non è affatto sicuro che i ruoli di presidente del porto di Gioia e di assessore regionale non …

Pubblicato il: 29/05/2017 – 10:45
Porto e Regione, le tentazioni di Russo

CATANZARO La strada verso l’Autorità portuale non è tutta in discesa. Non lo è perché Francesco Russo non è affatto sicuro che i ruoli di presidente del porto di Gioia e di assessore regionale non siano incompatibili. Già, perché per il professore universitario prestato alla politica la soluzione migliore sarebbe quella di mantenere entrambi gli incarichi, anche se per un tempo limitato. E questo non per una sorta di bulimia da poltrona. Russo, nei giorni scorsi indicato dal ministro Delrio per la guida dell’Autorità portuale, non vuole lasciare a metà il lavoro iniziato alla Cittadella regionale. Sulla sua scrivania di dossier aperti e particolarmente importanti ce ne sono diversi, ma i più urgenti riguardano la ferrovia jonica e le scuole. L’assessore e presidente in pectore negli ultimi mesi ha lavorato alacremente e sotto traccia per preparare il piano che dovrebbe consentire la più grande riqualificazione dai tempi dell’unità d’Italia della linea ferrata orientale. È di poche settimane fa l’annuncio del maxi-investimento di 500 milioni per la linea jonica. Russo, nel corso della presentazione ufficiale, ha preferito rimanere un passo indietro rispetto al governatore Oliverio e al ministro Delrio, politici di professione che hanno bisogno di monetizzare i successi davanti all’opinione pubblica; ma il vero artefice di tutta l’operazione è stato lui. Ora, però, è necessario completare i passaggi finali e avviare i cantieri. Più semplice a dirsi che a farsi. In ogni caso, Russo vorrebbe essere ancora in cabina di regia per monitorare da vicino lo stato e dei lavori e dei finanziamenti.

LA SICUREZZA Vale anche per il lavoro sulle scuole portato avanti negli ultimi mesi. Russo è infatti il coordinatore regionale del progetto Calabria sicura, che ha tra le priorità proprio la sicurezza degli edifici scolastici. Nello stesso ambito, poi, è ormai prossimo al completamento anche il piano regionale di Protezione civile. L’assessore non vuol lasciare le cose a metà, né affidarsi al caso o alle assicurazioni di Delrio («per le nomine abbiamo dovuto aspettare un po’ di più per consentire le verifiche con Anac sulle possibili incompatibilità degli assessori»). Russo, affezionato alle precisioni tipiche degli ingegneri, vuol essere sicuro: per questo – assicura chi ha avuto modo di parlarci nelle ultime ore – nei prossimi giorni presenterà un quesito all’Autorità anticorruzione per sciogliere ogni dubbio circa la possibile incompatibilità dei ruoli. Di tempo ne avanza: la nomina a Gioia Tauro deve essere ancora sottoposta al vaglio (scontato) della Regione Calabria, delle commissioni Trasporti di Camera e Senato e, infine e di nuovo, del governo. L’assessore non ha fretta. La decisione su cosa fare per il momento è posticipata. Di fronte a un aut aut, comunque, il prof dell’Università Mediterranea non avrebbe dubbi sulla direzione da intraprendere. Perché la nomina a capo dell’Autorità portuale, ha ripetuto ai suoi, «non è la premiazione di un singolo, ma è il risultato di una Calabria diversa, che fa proposte e che agisce. La Calabria vera, non quella mendicante». Il porto, con tutti i suoi possibili nuovi investimenti, a cui Russo lavora fin dal suo insediamento – la Zes, il nuovo gateway e il bacino di carenaggio –, potrebbe davvero e finalmente diventare il motore di tutta la regione, il centro propulsore di uno sviluppo possibile. E il docente catanese sente di essere l’uomo giusto al momento giusto.  

I RISVOLTI POLITICI Il destino di Russo riguarda però da vicino anche quello della giunta Oliverio. Il governatore, in caso di addio di uno degli assessori su cui ripone maggiore fiducia, dovrà necessariamente pensare a una sostituzione. E questa circostanza, secondo molti addetti ai lavori, potrebbe fornirgli il pretesto per procedere con quel rimpasto di giunta annunciato ormai da molti mesi. Il punto è che nessuno, nel suo entourage, sa bene quale sia la strategia del presidente. Tutti giurano che l’assetto “specialistico” dell’esecutivo non sarà messo in discussione. Cioè: via un prof, spazio per un altro prof. Sono indubbi i vantaggi di una simile situazione: in un esecutivo composto da soli “tecnici”, perlopiù estranei alla politica e privi di quel potere contrattuale che deriva dalla preferenze ottenute nelle urne, Oliverio può fare il bello e il cattivo tempo. E il governatore ha dimostrato di gradire parecchio il modello organizzativo leninista (accentratore). Per adesso, dunque, malgrado le amministrative dell’11 giugno, il paradigma rimarrà invariato, con qualche altro avvicendamento in alcune caselle nevralgiche. Il vicepresidente Antonio Viscomi? L’assessore al Lavoro Federica Roccisano? I rumors li indicano come i principali sacrificabili: il primo perché, con la sua autorevolezza e il suo rigore, fa ombra al commander in chief; la seconda perché ormai sgradita a quei pezzi del Pd reggino che ne avevano favorito la nomina, ovvero al capogruppo in Consiglio Sebi Romeo e all’ex assessore (dimissionario dopo l’inchiesta Rimborsopoli) Nino De Gaetano.
La verità, se esiste, è solo nella testa del governatore. Che, verosimilmente, aspetterà l’imminenza delle elezioni politiche per ridare un assetto politico alla sua giunta. E mettere così definitivamente a tacere i malumori che ormai da due anni attraversano la sua maggioranza a Palazzo Campanella. 

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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