REGGIO CALABRIA Un’intera mattinata di travagli e tormenti, poi attorno all’ora di pranzo la decisione finale: Arturo Bova si autosospende dall’incarico di presidente della commissione regionale contro la ‘ndrangheta. La notizia pubblicata dal Corriere della Calabria sugli affari tra il consigliere regionale dei Democratici Progressisti (costola tutta calabrese e renziana del Pd) e il boss di Roccelletta di Borgia deflagra come una bomba a Palazzo Campanella, dove è in programma una seduta dell’organismo guidato dal politico finito nell’occhio del ciclone. Per tutta la mattinata va avanti il tam tam sulle dimissioni. Bova, nel chiuso del suo ufficio, rimane incollato al telefono alla ricerca di sostegno. Ma la risposta che gli arriva dai vertici del Pd è unanime: di fronte a queste accuse la cosa più giusta da fare è quella del passo indietro. Alla fine, tra le resistenze dell’ex sindaco di Amaroni (convinto della correttezza delle sue condotte) e le richieste di voltare completamente pagina, prevale una linea di compromesso. Ed è quella che porta all’autosospensione di Bova. La seduta in programma per oggi che doveva occuparsi del Cara di Isola e dei risvolti dell’inchiesta che ha portato all’arresto di decine di persone, salta. Rimandata sine die.
Nel Pd non parla nessuno ma l’imbarazzo è evidente. L’unico a prendere posizione è il segretario regionale Ernesto Magorno: «Animati da un sano rispetto della legge e delle istituzioni, ci auguriamo che il consigliere regionale Arturo Bova saprà chiarire nelle sedi competenti la vicenda sui presunti rapporti con un esponente della criminalità organizzata di Roccelletta di Borgia». È una dichiarazione di prammatica, quella di Magorno. Bova, tra le altre cose, uno dei dirigenti del Pd che a Catanzaro hanno consumato la scissione, scegliendo di sostenere un candidato alternativo a Vincenzo Ciconte. «Prendiamo atto della decisione di Bova di autosospendersi dalla carica di presidente della commissione regionale Antimafia – dice ancora Magorno -, ribadendo la necessità di garantire la giusta serenità alle istituzioni calabresi e di preservarle da ogni forma di strumentalizzazione. Restiamo convinti, infatti, dell’assoluto valore dell’azione di magistratura e forze dell’ordine nel contrasto alla criminalità organizzata e a ogni forma di illegalità. Ecco perché il Pd Calabria ha deciso di aprire un momento interno di riflessione e di dibattito, affinché la legalità non rappresenti un vessillo da agitare ma un autentico valore da esercitare quotidianamente nelle nostre azioni e nei nostri comportamenti pubblici». Una domanda residua: cosa fa di concreto, nel frattempo, la politica?
I DP SOSTENGONO BOVA Poco dopo Magorno sono il capogruppo dei Democratici Progressisti in consiglio regionale, Giuseppe Giudiceandrea, e il segretario-questore Giuseppe Neri, a prendere posizione: «È di estrema dignità e lontana da altro costume imperante, la decisione del collega Arturo Bova di autosospendersi dalla carica di presidente della commissione antindrangheta. Pur relativa a fatti già a conoscenza della magistratura e chiariti in altri procedimenti, e comunque non oggetto di nessun procedimento penale in corso, e peraltro cessati a far data dal 2009, la vicenda ha portato Arturo Bova al dignitoso (quanto raro al giorno d’oggi) gesto dell’autosopensione dall’incarico, anche in vista del l’imminente scadenza naturale dello stesso». Secondo Giudiceandrea e Neri «è il minimo comportamento richiesto dal buon senso che porterà, ne siamo sicuri, il collega Bova a chiarire con la massima serenità ogni fatto ed a connotare ancora una volta la sua immagine alla piena trasparenza che ne ha sempre contraddistinto il cammino professionale e politico».
an. ri.
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