REGGIO CALABRIA «La “storia”, correttamente partecipata con note del 13 e 18 maggio andante, ai vertici politico-amministrativo di Palazzo San Giorgio e quindi, a seguito della totale indifferenza degli stessi, anche alla Procura della Repubblica reggina, nonché i desolanti retroscena della stessa, lungi dal realizzare qualsivoglia svolta strategica, parlano estremamente chiaro riproponendo il paradigma perfetto della cultura mai sopita all’interno di taluni uffici tecnici comunali della sempre più dilagante “arte dell’annacarsi”». È quanto racconta, in una nota, l’ex presidente della Commissione di Vigilanza, Aurelio Chizzoniti. «Cambiano i musicanti – spiega – ma la musica è sempre la stessa, le cui note stonate risuonano in acque paludose fra opzioni folkloristiche ed effimeri clamori mediatici, sospinte anche dall’inelegante insofferenza nei confronti di quei giornalisti che non solo non sterilizzano notizie non gradite, ma addirittura le pubblicano. In questa plumbea cornice si inquadra la traumatica esperienza vissuta dalla signora A.A., abitante in Pellaro, che dopo aver officiato un tecnico C.B. per la realizzazione di una copertura protettiva in un lastrico solare, del quale detiene il possesso conclamato da una pronuncia della Giustizia pur adita dal vicino soccombente; pagato oneri e quant’altro, ha ricevuto verso le ore 12 di sabato 22 aprile la visita furente della P.U. al comando di un ufficiale che l’ha diffidata a proseguire i lavori perché “non in possesso dell’indispensabile autorizzazione”».
«Episodio – aggiunge Chizzoniti – preceduto da un’altra irruzione da parte di un funzionario S.P. del dipartimento Pianificazione e Valorizzazione del Territorio, particolarmente impegnato in atteggiamenti anguilleschi per fronteggiare la forza delle leggi vigenti che non prevedono autorizzazioni poiché trattasi di lavori che ricadono sotto l’imperio della normativa disciplinante la libera attività edilizia che non modifica lo stato dei luoghi. Osservato anche il rito della comunicazione connessa all’inizio dei lavori, gli stessi venivano gelidamente sospesi verbalmente dal predetto tecnico il cui comportamento e quello dei vigili urbani è stato, senza esito, denunciato alle Autorità politiche ed amministrative del Comune».
«A questo punto, il tecnico comunale – prosegue nel racconto l’ex presidente – si affrettava a contattare telefonicamente il Ctp per comunicargli (17/05/2017) che era tutto risolto e che stava per inviare una e-mail all’avvocato difensore, mai pervenuta poiché lo stesso chiedeva copia del provvedimento di diffida della P.U. al tecnico di parte. Quest’ultimo quando stava per recarsi al Cedir per recapitare il documento richiesto, veniva bloccato dal dipendente comunale perché “nelle more si era sentito male e poiché era mercoledì lo rinviava alla prossima settimana (22 maggio) in quanto riteneva di stare male anche nei giorni di giovedì e venerdì”. La settimana successiva il dipendente, ormai guarito, comunicava alla ditta interessata ed all’architetto della stessa che si sarebbe recato nella giornata di mercoledì 24 maggio alle ore 15 a Pellaro per “sbloccare i lavori”, mai oggetto di provvedimenti formali sospensivi. Ovviamente – aggiunge ancora Chizzoniti – anche questo appuntamento è saltato e, esaltando un reiterato modus agendi sfuggente e serpeggiante, lo stesso invitava la ditta A.A. a ripresentare un’altra domanda perché le istanze Cila non potevano essere formalizzate in cartaceo, prospettando un’altra soluzione che però avrebbe postulato il diritto di proprietà e non il possesso. Sabotando chiaramente la legittimità della posizione della mia patrocinata, la cui comunicazione di inizio di attività libera è stata letteralmente ignorata dalla relazione dei vigili urbani che pur allertati dal figlio della signora A.A. per intervenire in ordine ad alcuni lavori eseguiti dal litigioso vicino, si è visto rispondere da un ufficiale in gonnella (lo stesso che si era precipitato a Pellaro all’ora di pranzo di sabato) che non poteva perché “nessuna pattuglia era disponibile”. Mentre, successivamente, lo stesso, è stato informato che “la dottoressa che seguiva la vicenda è stata trasferita ad altro incarico…”».
«Ecco perché – conclude – non essendo riuscito ad eliminare le reiterate ingiustizie, condividendo il suggerimento di un martire politico iraniano, Ali Shariati, la racconto ad altri e fra questi anche al signor Procuratore della Repubblica».
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