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I ritardi della Regione sui minori a rischio devianze

È sotto gli occhi di tutti il disagio che investe in Calabria il mondo minorile. Per Save The Children sono centomila i minori a rischio nella nostra regione stretti nella morsa delle povertà mater…

Pubblicato il: 05/06/2017 – 6:22
I ritardi della Regione sui minori a rischio devianze

È sotto gli occhi di tutti il disagio che investe in Calabria il mondo minorile. Per Save The Children sono centomila i minori a rischio nella nostra regione stretti nella morsa delle povertà materiali ed educative, bambini ed adolescenti  che vivono per lo più nelle periferie delle città o nelle zone interne, deprivati di quei servizi sociali ed educativi essenziali per la loro crescita, a forte rischio di dispersione scolastica, con istituzioni assenti ed agenzie educative che non riescono a dare risposte adeguate per evitare che il disagio diventi devianza o delinquenza. Gli episodi della cronaca di questi mesi, dallo stupro di gruppo della ragazzina di Melito, all’aggressione al parroco don Giorgio Costantino di Reggio, dall’omicidio del minore a Mileto ad opera di un coetaneo agli episodi di vandalismo e bullismo dilaganti, ai suicidi di giovani (a Reggio in due mesi una ragazza di 25 anni e il 2 Giugno uno di 20) parlano di una emergenza educativa montante a cui non si riesce nemmeno a dare una lettura chiara e condivisa per non parlare delle risposte che si dovrebbero dare. All’interno di questo universo minorile e giovanile variegato una fascia che presenta un ancora più alto indice di rischio è sicuramente quella che vive in contesti familiari multiproblematici, dove si sommano le povertà economiche con quelle educative, con una competenza genitoriale insufficiente a garantire uno sviluppo armonico della crescita del minore. Minori che spesso i Tribunali per i minorenni devono allontanare per tutelarli da situazioni che possono pregiudicare la loro crescita e per garantire loro la possibilità di vivere comunque in un contesto familiare alternativo, senza recidere i legami con la famiglia biologica.
È questa una emergenza educativa che non può essere delegata agli addetti ai lavori ma chiama in causa tutta la comunità, comprese le famiglie calabresi  che con la scelta dell’affido possono diventare risorsa per i figli degli altri. Per crescere un bambino serve un intero villaggio, recita un antico proverbio africano e l’affidamento è una forma concreta di corresponsabilità sul destino dei minori, un modo rivoluzionario in una società basata sull’individualismo e sulla indifferenza per vivere una cittadinanza  solidale, a misura di bambino. Anche in Calabria in questi anni tante famiglie si sono aperte a questa forma di accoglienza non facile e l’istituto dell’affidamento familiare dovrebbe essere visto come un contributo importante, spesso l’unica risposta possibile per tutelare e salvaguardare un bambino.
Eppure la Regione Calabria anche su questa tema è in forte ritardo, nonostante che già nel 2009 si era data delle linee guida innovative che dovevano valorizzare e rilanciare questa importante esperienza di accoglienza ma che sono rimaste chiuse nei cassetti. Si parlava  dell’affidamento familiare da utilizzare sia a scopo preventivo per quei minori che vivono nelle proprie famiglie situazioni di disagio, che a fini riparativi in situazioni di rischio o danno evolutivo che la famiglia di origine non riesce a fronteggiare,  di rafforzare ed estendere l’affidamento familiare come modalità di risposta alternativa al ricovero del minore in strutture residenziali, di stabilire a livello territoriale metodologie di lavoro compartecipate (Comuni, Asp, Province, magistratura minorile, Istituzioni scolastiche, Terzo settore e associazionismo), di  istituire l’albo regionale degli affidatari, coordinamenti inter-istituzionali provinciali per l’affido, di  promuovere nuove tipologie di affidamento come l’affido diurno e di appoggio.
Da qualche mese finalmente si è ripreso a parlare in regione di affido, in concomitanza della riforma del Welfare e del passaggio di deleghe agli enti locali. Grazie alla pressione delle associazioni del terzo settore e della rete calabrese crescere al Sud, del garante regionale per l’infanzia e con l’apporto determinante dei Tribunale per minorenni di Reggio e Catanzaro, è stato attivato in modo apprezzabile dall’assessore regionale Federica Roccisano il tavolo regionale dell’affido previsto dalle linee guida. Per la prima volta si è aperto un confronto anche dialettico tra le istituzioni per regolamentare e valorizzare questa preziosa forma di solidarietà che va collegata ed integrata con il resto del panorama dei servizi del Welfare partendo proprio dalle linee guida che hanno ancora oggi validità ed attualità. Diverse le criticità emerse: dalla scarsa conoscenza e sensibilizzazione della popolazione su questo tema, alle carenze di assistenti sociali   psicologi che dovrebbero curare la presa in carico  ed il progetto affido, al numero crescente degli affidi a tempo indeterminato e quelli parentali, agli affidi fuori regione, alla realtà dei minori stranieri e dei figli dei mafiosi. Ed ancora le questioni legate ai rimborsi alle famiglie affidatarie per le spese di mantenimento del minore ed alla necessità di attivare in tutto il territorio i centri affido. Se la Regione ed i Comuni riusciranno a sciogliere questi nodi e ad investire risorse umane ed economiche su questo versante un importante tassello per la costruzione di una comunità educante potrà essere aggiunto e si potrà dare ai minori calabresi  in difficoltà una speranza in più per il loro futuro.

*Presidente del Centro comunitario Agape – Reggio Calabria

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