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Il baciamano al boss turba Falcomatà

REGGIO CALABRIA «Sbaglia chi pensa che il baciamano al boss Giorgi di San Luca sia una semplice esternazione folkloristica. Piuttosto c’è da interrogarsi sui motivi per i quali a qualcuno sia salta…

Pubblicato il: 05/06/2017 – 19:19
Il baciamano al boss turba Falcomatà

REGGIO CALABRIA «Sbaglia chi pensa che il baciamano al boss Giorgi di San Luca sia una semplice esternazione folkloristica. Piuttosto c’è da interrogarsi sui motivi per i quali a qualcuno sia saltato in mente di fare le riverenze, in mondovisione, ad un latitante sanguinario ricercato da più di due decenni. È il sintomo che qualcosa non va». Lo sostiene, in una dichiarazione, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. «E noi – aggiunge – non possiamo girarci dall’altra parte, cosi come non possiamo pensare che bastino le parate o le manifestazioni antimafia su territori difficili come quello di San Luca. Se vogliamo davvero scacciare il fantasma della ‘ndrangheta, che asfissia i nostri territori, dobbiamo combatterlo con una strategia seria per lo sviluppo del Meridione, che guardi soprattutto ai temi della scuola e del lavoro. Quel gesto nei confronti del boss di ‘ndrangheta Giorgi è il segno del forte consenso sociale che la mafie vantano ancora in alcune aree del nostro Paese, dove lo Stato evidentemente è ancora debole, in qualche caso praticamente assente, ed i criminali non esitano a mostrare i muscoli, sostituendosi alle istituzioni nel dare risposte ai bisogni quotidiani delle persone. Noi dobbiamo essere capaci di interrompere questo circuito vizioso».
«Lo Stato – dice ancora il sindaco Falcomatà – deve affermare la sua presenza attraverso politiche per lo sviluppo percorribili, che svuotino le sacche di bisogno dalle quali le mafie traggono il loro consenso sociale. Il governo dia un segnale concreto in questa direzione, puntando in maniera diretta e tangibile su politiche utili a sostenere l’occupazione sul nostro territorio. La ‘ndrangheta si combatte con l’economia, con la scuola, con il lavoro. Solo cosi i ragazzini che ancora crescono, in tante aree del Meridione, con il mito del boss latitante, troveranno appetibile e più conveniente la strada della legalità. I simboli servono, ma bisogna saper essere concreti. Il lavoro prima di tutto».

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