ROMA Poco dopo le 16 di lunedì Roberto Occhiuto può tirare un sospiro di sollievo: «Abbiamo fatto un buon lavoro in commissione Affari costituzionali, ora andiamo in Aula, alla Camera, con l’obiettivo di approvare la legge nel giro di pochi giorni». Lo sherpa di Forza Italia, il delegato di Silvio Berlusconi a trattare con i rappresentanti degli altri partiti dopo l’accordo trovato tra i leader, è convinto che la legge elettorale mutuata dal sistema tedesco sia un buon testo.
Il proporzionale in salsa teutonica è in grado di garantire governabilità e rappresentatività?
«In linea di principio è evidente che una buona legge elettorale debba garantire la più ampia rappresentatività possibile. Forse il ballottaggio sarebbe stata la soluzione più adatta per arrivare a tale obiettivo ma è stato dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Dunque, abbiamo dovuto prendere atto delle osservazioni della Corte costituzionale che ha bocciato l’Italicum e da lì ripartire per trovare una strada alternativa. La battaglia sul modello tedesco che Forza Italia ha condotto in questi giorni in commissione è frutto innanzitutto della volontà di dare all’Italia un sistema chiaro, in grado di tradurre in maniera certa i voti ottenuti in seggi e garantire al contempo stabilità».
Si sta preparando anche al governo Renzusconi?
«Non ne sarei così certo. Berlusconi è convinto di poter portare Forza Italia al 25%; l’auspicio è che anche Lega e Fratelli d’Italia raggiungano un ottimo risultato tale da consentire al centrodestra unito di tornare alla guida del Paese».
Il proporzionale è l’anticamera delle larghe intese o dell’instabilità?
«Le faccio notare che il Paese più stabile in Europa, dal punto di vista della governabilità, è proprio la Germania. E poi chi lo ha detto che questa legge sia propedeutica alle grandi intese? Sempre guardando a Berlino, se escludiamo quanto successo negli ultimi anni, è evidente che una legge a impianto proporzionale ha consentito a popolari e socialisti di alternarsi al governo».
Siamo vicini alla scomparsa delle forze piccole e, in particolare, di tutto l’arcipelago centrista?
«Io spero che l’area centrista possa riorganizzarsi e rilanciarsi, magari facendo leva sulla forza attrattiva di Stefano Parisi. Detto ciò, posso assicurare che Berlusconi non fa mistero di puntare a un forte rinnovamento delle liste, inserendo certo i parlamentari che gli hanno dimostrato impegno e affidabilità ma senza essere interessato a campagne acquisti di altri colleghi provenienti da partiti diversi da Forza Italia».
Nel dettaglio, cosa troveremo nella cabina elettorale al momento del voto?
«Una scheda con il simbolo dei partiti, accanto i candidati nel collegio uninominale e quelli inseriti nel listino regionale».
In Calabria quale situazione ritroveremo?
«In questa regione ci saranno otto collegi uninominali per la Camera e quattro per il Senato. E questo supera anche ogni paventata separazione tra territori contigui come Corigliano e Rossano (nei giorni scorsi, davanti alla possibilità che le due città si trovassero in due collegi distinti, c’è stata una piccola rivolta, ndr). Ogni partito, poi, potrà inserire quattro nomi nel listino per Montecitorio che vale su base regionale e due per Palazzo Madama. Sarà una lotta serratissima».
Quando si andrà alle urne? Settembre è una data plausibile?
«Non mi esprimo su questo. Tutto ciò è una prerogativa del presidente Mattarella».
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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