COSENZA È un epilogo amaro quello dei primi play off disputati dal Cosenza Calcio in Lega Pro nel corso della sua storia ultracentenaria. Fuori ai quarti della, cosiddetta, Final Eight. Dopo il pareggio casalingo a reti inviolate col Pordenone non saranno i silani a sfidare il Parma all’Artemio Franchi, in campo neutro, per la semifinale di Firenze. Il sogno della B sfumato davanti a quasi dodicimila supporter rossoblu fra lacrime, sciarpe e bandiere. Roba da stropicciarsi gli occhi, proprio come ha confermato davanti microfoni e taccuini il presidente friulano nel post match: «Mai vista una cosa del genere». Uno che di piazze pallonare ne ha viste Mauro Loviso, riconfermato membro del Consiglio direttivo di Lega Pro. Un collega di Eugenio Guarascio insomma, ma con maggiore militanza nei palazzi del calcio.
Il day after è duro per il popolo dei Lupi. Anche perché la tecnologia si affaccia prepotentemente anche in Lega Pro e i moderni mezzi suggeriscono che il gol annullato al cosentino Letizia poteva anche essere assegnato. Si sarebbe pareggiato il conto con l’andata, quando i ramarri passarono in vantaggio, undici contro dieci, al minuto 96 di gioco. Proprio mentre l’avanti rossoblu Baclet, a cui era appena stato praticato un massaggio cardiaco, veniva condotto, in barella nell’ospedale cittadino.
Sfortunate coincidenze. Fra l’altro il Pordenone ha dimostrato di essere una compagine dai grossi valori tecnici costruita a suon di quattrini. Anche se spesso sono gli episodi a decidere sfide come queste, facendo pendere la bilancia in un verso o nell’altro. Ma tant’è, ora c’è da pensare al futuro prossimo. Ripartendo, e qui vengono in soccorso le parole di mister De Angelis a fine gare, “dal pubblico”. Che contava gli stessi spettatori di un Crotone-Roma disputato quest’anno nella città di Pitagora e più di Crotone-Napoli. Ieri, d’altronde, in città come Parma e Reggio Emilia (che ospitava il Livorno), dove si è vinto coppe europee e disputato campionati di massima serie, gli spettatori erano, rispettivamente, 9200 al Tardini e 7800 al Mapei Stadium. Come dire, l’amore sopito del Marulla nasconde degli slanci che andrebbero coltivati con un pizzico di ambizione in più, e con maggiore programmazione.
I tifosi cosentini hanno bisogno di prospettive e non di sentirsi convitati di pietra al tavolo di club più attrezzati. La palla, è davvero il caso di dirlo, passa allora al patron rossoblu Guarascio. L’ambiente ha molto apprezzato i suoi sforzi per tenere in ordine i conti societari da imprenditore solido qual è che lavora (fra gli altri) con la città di Cosenza e che ad essa ha voluto restituire, col proprio impegno, un posticino al sole della pedata.
L’apprendistato, però, è terminato e Guarascio deve decidere cosa fare da grande. Al netto del progetto sponsorizzato dal sindaco Occhiuto per la costruzione di un nuovo stadio: costi, benefici e tempistica rimangono variabili incerte. In fondo, il popolo dei lupi ha dimostrato, chiamato in causa, di valere almeno l’agognata serie cadetta che manca ormai da tre lustri, mentre la società da lui presieduta, ancora no.
Edoardo Trimboli
redazione@corrierecal.it
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