ROMA Anche per le prossime amministrative la commissione parlamentare antimafia si è messa a caccia degli impresentabili. Secondo le prime indiscrezioni, nel mirino di deputati e senatori di palazzo San Macuto sono finiti i comuni in passato sciolti per mafia o per i quali sono state istituite commissioni d’accesso per verificare infiltrazioni. Sotto osservazione ci sarebbero una decina di comuni concentrati in Calabria, in Campania e in Sicilia, ma «questa volta – spiega il vicepresidente Claudio Fava – il lavoro dell’Antimafia non ha puntato solo al casellario giudiziario o ai procedimenti penali dei candidati ma è andato più a fondo: sono stati ascoltati i prefetti e abbiamo scavato su evidenze di persone all’apparenza specchiate ma che in realtà in modo conclamato rappresentano interessi opachi». Nelle scorse settimane, la commissione antimafia ha ascoltato anche il prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari e i suoi omologhi di Napoli e Trapani. Domani è previsto un ufficio di presidenza, al termine del quale è possibile che la presidente Rosy Bindi tiri le fila di questo lavoro per riferirne poi gli esiti in una seduta plenaria della Commissione. Domenica le urne si aprono in 1004 città. C’è chi tuttavia è critico rispetto a questo lavoro sulle liste dei cosiddetti impresentabili. «Se la Commissione non si attrezza per tempo – spiega Marco Di Lello Pd, segretario dell’Antimafia – rischia di arrivare sempre in ritardo. Serve la costituzione di un ufficio ad hoc per poterlo estendere a tutti i comuni al voto: se non si è in condizione di farlo al meglio, è preferibile non farlo per nessuno».
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