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Assunzioni sanità, i commissari sono in guerra

CATANZARO «Urbani? Le sue posizioni sono pretestuose e prive di fondamento». E ancora: «I suoi atti non rispettano la legge e sono pieni di errori e inesattezze». No, non è un «duetto» (Mario Olive…

Pubblicato il: 07/06/2017 – 20:36
Assunzioni sanità, i commissari sono in guerra

CATANZARO «Urbani? Le sue posizioni sono pretestuose e prive di fondamento». E ancora: «I suoi atti non rispettano la legge e sono pieni di errori e inesattezze». No, non è un «duetto» (Mario Oliverio dixit) quello in cui si stanno cimentando i due commissari alla Sanità calabrese. Tra Massimo Scura e Andrea Urbani è in atto una vera e propria guerra. Il campo di battaglia è sempre quello: l’ormai famigerato “decreto 50”, l’atto che autorizza – o dovrebbe autorizzare – circa 600 assunzioni nel comparto sanitario. Per ora, però, come ha sottolineato anche il governatore in una lettera al ministro Lorenzin – con la quale ha chiesto un intervento risolutivo, pena l’assunzione di «iniziative tese a tutelare la salute pubblica nella mia regione» –, è tutto fermo. E la colpa, secondo Scura, è tutta del suo vice. Il commissario ha così deciso di mettere nero su bianco le sue lamentele e di inviare una lettera direttamente ai ministeri, affinché «invitino» Urbani a sottoscrivere il decreto 50.

LA NON-FIRMA E LA RISPOSTA Nell’atto, infatti, non c’è la firma del sub-commissario che, per spiegare la sua scelta, aveva anche lui preso carta e penna e scritto al ministero. Ma le sue spiegazioni non hanno convinto Scura, tutt’altro. Così, lo scorso 5 aprile, il commissario – in una missiva inviata alla Direzione generale della programmazione sanitaria e al ministero dell’Economia – ha messo in fila tutte le presunte contraddizioni di Urbani, accusato senza mezzi termini di disconoscere «il suo stesso lavoro».

LA LETTERA «In questa nota – spiega Scura – mi preme affrontare la questione della mancata firma da parte del sub commissario», che motiva la sua decisione con una lettera che «contiene una serie di inesattezze sotto il profilo del metodo e numerose lacune ed errori nel merito». Urbani, ricorda il commissario, «ha partecipato a tutte Ie fasi preparatorie del decreto, come dimostrano Ie note a doppia firma inviatea codesti ministeri affiancanti e citati nella relazione generale, la sua partecipazione agli incontri con i dg/commissari aziendali» e la «predisposizione di elaborati tendenti a verificare la produzione dei singoli reparti sia quantitativa (produzione) che qualitativa (appropriatezza), fortemente e giustamente voluti anche dal sub commissario». Pertanto, un’affermazione particolare di Urbani («molte delle mie osservazioni squisitamente tecniche formulate in sede istruttoria non sono state minimamente considerate»), a parere di Scura, «risulta inspiegabile». Urbani, tra l’altro, non fa «riferimenti concreti al riguardo, per il semplice motivo che non esistono».

LA TABELLA Il vice commissario aveva inoltre inviato una tabella con cui si confrontava il personale medico autorizzato dal decreto 50 con le autorizzazioni del “Tavolo Adduce”, l’organo interistituzionale che supervisiona il Piano di rientro calabrese. Tuttavia, obietta Scura, «questo confronto è palesemente errato», perché, tra le altre cose, «non tiene conto delle 601 persone, delle quali 132 medici, non tutti ospedalieri per la verità, che sono andati in pensione nel 2016». Urbani, poi, «si è dimenticato che 4 geriatri per l’Ao di Reggio li ha concordati lui direttamente con iI dg per l’apertura della Geriatria, come pure ha sponsorizzato, giustamente, i chirurghi toracici del Pugliese Ciaccio e i 3 primari di Crotone che io non avevo preso in considerazione».

INFONDATE Quanto all’aspetto economico, «le considerazioni del sub commissario sono totalmente infondate».  Scura chiude col botto: con le sue considerazioni, Urbani «misconosce il suo stesso lavoro». Ed ecco perché la sua posizione «è priva di ogni fondamento», «totalmente pretestuosa», «non rispettosa di una legge» (la 161 del 2014, che deriva da norme europee) e, inoltre, «non tiene conto delle esigenze della sanità ospedaliera calabrese e del lavoro di squadra effettuato per circa un anno sull’argomento». Altro che balletto: i due commissari hanno appena dissotterrato l’ascia di guerra. E intanto il decreto 50 rimane lettera morta.
 
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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