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Perché i tecnici bocciano il “decreto Scura” sulle assunzioni

CATANZARO Andrea Urbani preferisce non commentare le accuse di Massimo Scura. Il commissario individua il suo vice come l’uomo che vorrebbe bloccare le assunzioni nella sanità calabrese (ve lo racc…

Pubblicato il: 07/06/2017 – 20:43
Perché i tecnici bocciano il “decreto Scura” sulle assunzioni

CATANZARO Andrea Urbani preferisce non commentare le accuse di Massimo Scura. Il commissario individua il suo vice come l’uomo che vorrebbe bloccare le assunzioni nella sanità calabrese (ve lo raccontiamo qui). Lui non replica: «Ho già fatto parlare gli atti. E sto lavorando a un decreto che permetta le assunzioni e sia rispettoso delle norme. Ovviamente lo sottoporrò anche al commissario». La “non replica”, però, contiene un’affermazione implicita: se serve un decreto rispettoso delle norme vuol dire che quello “sponsorizzato” da Scura (e non sottoscritto da Urbani) non lo è. Il sub commissario, che è anche direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute, schiva la domanda. Ma gli atti prodotti degli ultimi mesi confermano: l’attesissimo decreto 50 non è rispettoso delle leggi, almeno secondo i tecnici che affiancano la Calabria nel difficile cammino del Piano di rientro. Vediamo perché. 
Assumere si può, a patto di rispettare regole ferree e controlli obbligati. Le proposte formulate dalla struttura commissariale passano attraverso i ministeri che controllano la Calabria e il cosiddetto tavolo Dm 70, per poi arrivare all’esame del tavolo di verifica e del Comitato Lea (Livelli essenziali di assistenza). Tanti passaggi, necessari per quelle Regioni – e la Calabria è tra queste – che in passato non si sono segnalate per una gestione virtuosa della sanità. I tecnici dei ministeri analizzano la proposta delle assunzioni e rispondono: in soldoni, dicono ai commissari se il piano è fatto bene oppure no. 
Questo, per i nuovi ingressi nel pianeta della sanità calabrese, è accaduto il 7 novembre 2016. A Roma arriva il materiale prodotto a Palazzo Alemanni, sede della struttura commissariale. L’analisi condotta dai funzionari, si conclude con una serie di prescrizioni che riguardano tutte le aree, dai medici (sia per l’area Emergenza urgenza che per le altre specialità) agli infermieri, passando per gli operatori socio-sanitari. Il Tavolo Adduce e il Comitato Lea chiedono ai due commissari di effettuare approfondimenti, di verificare la carenza di determinate figure professionali, oppure specifici controlli «relativamente alla apparente sottostazione di personale per alcune specialità». Il piano, insomma, viene “rimandato”: va rivisto. La risposta dei ministeri diventa ufficiale a fine dicembre. Nelle more del suo arrivo viene approvato il decreto 134 – che fissa il numero delle assunzioni a tempo indeterminato. Anche in questo caso, i ministeri della Salute e dell’Economia, rispediscono il piano al mittente. Qualche esempio: «Sono ricomprese assunzioni di dirigenti medici per alcune discipline per le quali era stata valutata negativamente la possibilità di assunzioni/stabilizzazioni, come, per esempio le discipline di “ostetricia e ginecologia”, “pneumologia”, “gastroenterologia” e “cardiochirurgia”». Oppure: «Sono ricomprese assunzioni di dirigenti farmacisti, dirigenti biologi, tecnici radiologi, tecnici di laboratorio e ostetriche per i quali nel corso della riunione del 23 novembre e 7 dicembre 2016 non sono state effettuate valutazioni». Come se non bastasse, «la quantificazione dei costi stimati è alquanto generica» e «il provvedimento è carente della dimostrazione del rispetto del limite di spesa».  
Ci sono segnalazioni, nel parere che boccia il decreto 134, anche sul decreto 50, quello firmato da Scura e non da Urbani, l’origine dello scontro tra i due. Intanto dai ministeri segnalano che «non può essere ritenuto valido» proprio perché non firmato da entrambi. Poi appuntano le criticità da superare per «consentire la predisposizione di un Dca condiviso dall’intera struttura commissariale». E individuano un iter da seguire per arrivare allo scopo: quell’atto – una volta firmato sia da Scura che da Urbani – «deve essere accompagnato da una relazione tecnico illustrativa che dimostri la coerenza del provvedimento da emanarsi con le valutazioni operate sul fabbisogno del personale dai Tavoli tecnici nella riunione del 23 novembre e 7 dicembre 2016 e con la cornice finanziaria del Programma operativo 2016-2018 e con i vincoli specifici sulla spesa del personale». In pratica, il pezzo di iter che porterà il decreto al Tavolo Adduce e al Comitato Lea deve ripartire d’accapo. È, questo, uno dei nodi del contendere tra il commissario e il vice. Scura vorrebbe tirare dritto per la sua strada, Urbani ritiene che alcuni passaggi – previsti dalla Finanziaria del 2016 – non possano essere saltati. E sembrano concordare con quest’ultimo anche i tecnici dei ministeri affiancanti. Siamo davanti a uno scontro interno sui contenuti e sulle procedure. E anche al paradossale muro contro muro di un commissario governativo con il governo che lo ha nominato. Il primo passaggio di verifica è previsto per il 20 giugno, quando Scura – che ha chiesto di essere ricevuto dai ministeri affiancanti – sarà a Roma e incontrerà Urbani e i tecnici ai quali ha chiesto di “costringere” il sub commissario a firmare il decreto 50. Stando ai pareri che hanno dato finora, però, quegli stessi tecnici non sembrano d’accordo. (ppp)

 

 

 

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