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«Il nostro Gay Pride significa libertà»

RENDE “Questione di gender”, la giornata di sensibilizzazione sulle diversità di genere, ha dato il via alle attività in programma con l’allestimento di una biblioteca “umana”, dalle 10 di mercoled…

Pubblicato il: 08/06/2017 – 15:24
«Il nostro Gay Pride significa libertà»

RENDE “Questione di gender”, la giornata di sensibilizzazione sulle diversità di genere, ha dato il via alle attività in programma con l’allestimento di una biblioteca “umana”, dalle 10 di mercoledì sul ponte Bucci. Obiettivo dell’iniziativa è lo scambio diretto tra esperienze di vita quotidiana a contatto con il tema della discriminazione sessuale; all’interno della performance i libri sono stati sostituiti dagli studenti, i quali hanno raccontato la propria storia a chi si fermava a “leggerli”.
Alle 17.30, l’aula SSP1 – che è stata intitolata lo scorso febbraio al ricercatore Giulio Regeni da un gruppo di studenti e studentesse attivi e attive all’interno del campus – ospita il dibattito pubblico “Il pride e le lotte tra passato, presente e futuro”, che vede coinvolti i collettivi studenteschi organizzatori, Laboratorio Politico P2 e Progetto Azadî, e il Comitato “Cosenza pride”, promotore della campagna di iniziative di informazione e sensibilizzazione, iniziata il 9 maggio, che culminerà nella parata del Pride, ospitata dalla città di Cosenza il prossimo 1 luglio (nonostante il diniego del comune bruzio a patrocinare l’evento).
Lavinia Durantini, portavoce del comitato “Cosenza pride”, pone l’accento sull’importanza della data del Pride cosentino: «Sarà un momento in cui portare in piazza le nostre vite, le nostre idee e la nostra libertà attraverso il nostro corpo, facendo della diversità e dell’unità una forza da contrapporre a ogni discriminazione, giudizio, o esclusione. L’obiettivo che attraversa il Pride, ma che comunque lo precede e lo supera, è la fine dell’isolamento, del sentimento di vergogna e imbarazzo che prova il “diverso”; in definitiva, il non sentirsi mai più soli. Il Pride di Cosenza sarà un’opportunità, per chi vive questo territorio, di dimostrare la coesione tra quelle parti della popolazione subalterna, colpita in vario modo dall’esclusione, dall’offesa, dalla censura».
Temi cardine del dibattito: il profilo storico della discriminazione e dell’emancipazione sessuale – a partire dall’importanza dei gaypride come strumenti di rivendicazione del movimento lgbtqe – e la possibilità di un dialogo efficace tra tutte le componenti sociali oggi discriminate, dagli omosessuali ai migranti, dai precari del lavoro alle vittime di devastazione ambientale.
Gianluca, esponente del Laboratorio Politico P2, interviene su un certo tipo di contenuti dottrinari che circolano all’interno del contesto accademico: «Mi riferisco in particolare ad alcuni opuscoli diffusi dai Gruppi biblici universitari nel nostro ateneo; ritengo che essere a conoscenza di un determinato tipo di messaggi omofobi e discriminatori debba essere oggetto di riflessione e critica, in seno a una comunità accademica».
L’intervento di Davide, studente membro di Progetto Azadî, sottolinea invece la trasversalità dell’attacco che élite governative e lobby economico-finanziarie muovono contro le componenti sociali cosiddette deboli, e la conseguente urgenza a riunificare le lotte e le rivendicazioni sociali: «Le disposizioni ordinate per la gestione dell’ordine pubblico durante il G7 di Taormina di pochi giorni fa, non sono dinamiche così distanti da quelle che ci troviamo ad affrontare qui oggi; tanto la repressione del dissenso, quanto la censura (e la critica) della diversità sessuale, rientrano in un più grande e capillare progetto di normalizzazione, di cui possiamo cogliere alcuni tremendi segnali, come ad esempio i 12 fogli di via a 12 attivisti calabresi che hanno visto mutilato un loro diritto fondamentale com’è quello di circolazione e movimento, proprio in occasione del summit del G7; dobbiamo essere in grado di porre un argine numericamente e qualitativamente valido a questi devastanti attacchi alla libertà individuale e collettiva, d’espressione, manifestazione e protesta». 
«Penso che sia un’occasione utile per riflettere sulla questione della libertà sessuale e di genere, in una fase in cui vengono aggrediti tutti i diritti basilari genere – commenta Mario, uno studente – è quindi importante riuscire a unire tutte le minoranze oppresse contro l’espropriazione di questi nostri diritti».
Una ragazza membro del comitato “Cosenza pride” commenta così l’esito dell’iniziativa «è stato un momento di confronto vivo e interessante, spero che questo clima coinvolga tutti e oltrepassi il pride in una prospettiva di lotte comuni». 
Dalla libera espressione all’universalità della dignità umana al riconoscimento reciproco come uguali, la piattaforma portata avanti dal comitato “Cosenza pride” appare variegata e inclusiva e si muove con determinazione verso il prossimo luglio e un più radicale abbattimento delle discriminazioni umane e sociali. 

Delfina Donnici

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