LAMEZIA TERME Il ministero dell’Interno ha dato il suo via libera al prefetto di Catanzaro Luisa Latella per l’invio di una commissione d’accesso al comune di Lamezia Terme al fine di verificare, alla luce di un dossier che ripercorre episodi amministrativi, elettorali e giudiziari, dell’ultimo biennio, se esistono fondati timori di un inquinamento mafioso.
Le chiacchiere stanno a zero, ed anche le autoassoluzioni con corollario di minacce e calunnie all’indirizzo di chi si limita a scrivere notizie, peraltro mai da nessuno smentite.
Se ne faccia una ragione anche il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, che rischia di abbandonarsi ad una sindrome da accerchiamento che gli fa perdere lucidità, oltre che spingerlo a propalare notizie false sul conto della vita professionale dei cronisti a lui sgraditi.
Mascaro vuole buttarla in caciara, faccia pure. Intanto restano i fatti che sono racchiusi nelle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e nei provvedimenti già adottati dalla prefettura del capoluogo.
Le sue ragioni, se ne ha, il sindaco Mascaro le potrà tranquillamente snocciolare e documentare rispondendo alle lettere ricevute dal prefetto Luisa Latella, oppure alla commissione d’accesso che sarà chiamata ad istruire una pratica che non necessariamente deve concludersi con lo scioglimento per mafia, il terzo nel giro di quattro lustri, dell’amministrazione comunale lametina.
Poi c’è il dato politico rappresentato da una raffica di dimissioni che riguardano la sua giunta e l’utilizzo dell’inesistente istituto dell’”autosospensione” da parte di pezzi importanti della maggioranza che ha sostenuto e sostiene Paolo Mascaro. Del resto, come Mascaro sa perfettamente, è lo stesso prefetto Latella ad avere chiesto lumi su questo ricorso all’”autosospensione” peraltro successivo agli accertamenti venuti dalle inchieste della Procura antimafia.
In presenza del susseguirsi di inchieste che vedono coinvolti, direttamente o indirettamente, esponenti di rilievo della maggioranza d centrodestra, perché meravigliarsi di un intervento anche da parte della prefettura? E perché perdere il controllo davanti a cronache giornalistiche che hanno solo riferito gli elementi già inseriti nel dossier inviato al prefetto sul “caso Lamezia”?
Semmai dovrebbe essere interesse del sindaco collaborare perché si faccia chiarezza. Una realtà complessa come quella lametina, al centro di una crisi delle cosche locali e degli appetiti di quelle più blasonate del Reggino e del Crotonese, potrebbe riservare sorprese anche alla sicumera ostentata dal sindaco. O forse ignora che nella realtà da lui amministrata gli interessi della ’ndrangheta camminano sempre più spesso sulle gambe di “insospettabili”?
Basterebbe poco per scoprirlo. L’impresa Lobello, ad esempio, ha venduto alloggi anche ai congiunti di magistrati della Procura antimafia di Catanzaro che su Lamezia indagavano e indagano. Poi si è scoperto che che la loro attività imprenditoriale era assimilabile agli interessi delle cosche locali e per questo è stata colpita dalla misura interdittiva.
pa. po.