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Il ruggito di Abramo: «Chi mi ha tradito non merita la rielezione»

CATANZARO Chiusura di campagna elettorale in chiave sentimentale per Sergio Abramo che per congedarsi dalla sua quarta volta a caccia dello scranno più alto di Palazzo De Nobili, si rifugia in un l…

Pubblicato il: 09/06/2017 – 4:56
Il ruggito di Abramo: «Chi mi ha tradito non merita la rielezione»

CATANZARO Chiusura di campagna elettorale in chiave sentimentale per Sergio Abramo che per congedarsi dalla sua quarta volta a caccia dello scranno più alto di Palazzo De Nobili, si rifugia in un luogo a lui caro sin da bambino, quella villa Margherita che, casualmente, è proprio il giardino del palazzo comunale. Davanti a lui, in mezzo al pubblico, i suoi principali sostenitori: Mimmo Tallini, Wanda Ferro, Claudio Parente, Piero Aiello e Baldo Esposito.
Una chiusura “soft”, in cui il sindaco dismette i panni del pragmatico contabile con cui ha affrontato tutta la campagna elettorale, per vestire quelli del paladino dei giovani con voglia di lanciare, sin da subito, le nuove leve candidate a suo sostegno nella gestione della cosa pubblica.
«Nelle liste che mi sostengono – dice – ci sono tantissimi giovani bravi, capaci e competenti. Molti di loro li ho sentiti parlare, ho ascoltato il loro modo di ragionare e sono convinto che siano già pronti a governare questa città assieme a me e assieme ai sei consiglieri uscenti che sono sicuro saranno rieletti in caso di vittoria. In questi lunghi 15 anni che mi hanno visto sindaco di questa città ho acquisito una grande esperienza che voglio trasmettere a loro».
Il sindaco uscente punta i riflettori anche sui giovani che non sono candidati: «Nei prossimi cinque anni, voglio creare occupazione per i giovani della nostra città. In questi mesi ho studiato e so come farlo», spiega.
Ma non ci sono solo toni morbidi durante l’ultimo comizio pubblico di Sergio Abramo. Anzi, è a tratti rabbioso il sindaco uscente quando parla dei consiglieri uscenti che dalla sua maggioranza sono transitati nella coalizione che ora sostiene Enzo Ciconte: «In questi anni sono stato tradito. Ma credo che chi ha lavorato male in questi cinque anni, non meritasse la riconferma e quindi la rielezione. Voglio quindi dire grazie alla bellissima squadra che mi ha sostenuto in questi anni, che non mi ha mai abbandonato e con cui sono sicuro di avere la possibilità di riscattarmi dopo essere stato tradito nonostante sia stato sempre in buonafede. Spero di ripagare tutti coloro che mi sono stati vicini».

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