ROMA Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Paolo Gentiloni, ha deliberato lo scioglimento del consiglio comunale di Sorbo San Basile, in provincia di Catanzaro, per infiltrazioni della criminalità organizzata, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (Tuel). Lo rende noto il comunicato del Cdm. L’accesso antimafia nel Comune era stato disposto dal prefetto di Catanzaro, Luisa Latella, su delega del ministro dell’Interno, sulla base di una serie di elementi che avevano portato ad ipotizzare condizionamenti da parte della ‘ndrangheta nell’attività dell’ente e dopo l’assassinio di un imprenditore, Santo Gigliotti, di 57 anni, avvenuto il 18 luglio del 2016. Dalle indagini sull’omicidio era emerso, tra l’altro, che l’imprenditore era stato arrestato nel 2006 con l’accusa di avere ospitato un latitante di ‘ndrangheta, Giuseppe Arena, considerato uno dei capi dell’omonima cosca. Una figlia di Santo Gigliotti, Daria, era assessore comunale. Proprio la nomina dell’assessore Gigliotti ha rappresentato uno degli elementi, secondo quanto si è appreso, che ha indotto la Commissione d’accesso, a conclusione del suo mandato, a proporre al prefetto Latella lo scioglimento del Comune. Sindaco di Sorbo San Basile è Luigi Riccelli, eletto nel 2015 e che in passato era già stato primo cittadino.
DARIA GIGLIOTTI: ESTRANEA AD OGNI IPOTESI DI CONDIZIONAMENTO «Apprendiamo dagli organi di stampa che il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Gentiloni avrebbe deliberato lo scioglimento del consiglio comunale di Sorbo San Basile per infiltrazioni della criminalità organizzata. Notizia diffusa nonostante a tutt’oggi né l’Ente né il consigliere interessato abbiano ricevuto notifiche o comunicazioni in ordine a tale provvedimento». È quanto si legge in una nota diffusa dall’assessore Daria Gigliotti e dal suo legale Daria Gigliotti Frank Mario Santacroce. «Desta, dunque, perplessità come sempre più spesso sta accadendo in Italia, sui metodi e sui sistemi di comunicazione di fatti così gravi che non si limitano a condizionare l’attività amministrativa di un Ente ma gettano scredito su persone che sono totalmente estranee a contesti criminali e malavitosi senza che le stesse siano state ancora formalmente notiziate. L’assessore Daria Gigliotti – si legge nella nota – aveva compiutamente spiegato alla commissione d’accesso in Prefettura ogni informazione utile e ragione sia in ordine alla candidatura, sia in ordine all’elezione sia in ordine alle modalità di ricerca del consenso elettorale, sia in ordine ai programmi e progetti amministrativi ribadendo, senza ombra di smentita, ed escludendo in modo categorico che mai alcun condizionamento suo, della famiglia o di altri soggetti ha potuto minare la sua elezione ed il suo operato come amministratore comunale». «D’altronde aver ricevuto 35 voti e tenendo conto che la sola famiglia della candidata garantiva oltre il 50% del voti utili ricevuti la dice lunga sull’assenza di condizionamenti o forzature del voto, così come la scelta del sindaco di nominare la stessa assessore è stata adottata dopo che la scelta era ricaduta su altri consiglieri che erano incompatibili o non pronti ad accettare le responsabilità di componente l’esecutivo quindi addirittura una seconda o terza scelta su un gruppo consiliare formato da appena 7 elementi. Circostanze queste che possono essere confermate da una popolazione intera trattandosi di una comunità di mille abitanti e facilmente riscontrabile. A tutto ciò – si legge ancora nella nota – va aggiunto che la stessa Daria Gigliotti, studentessa che sta completando brillantemente gli studio in Architettura presso l’università di Reggio Calabria, incensurata, mai sottoposta neppure ad attenzionamenti da parte delle autorità per il sol fatto, parrebbe leggere da ciò che riferisce la stampa, sicuramente meglio informata di chi dovrebbe conoscere i fatti, che il padre Santo Gigliotti, ucciso lo scorso anno in un agguato nella Presila catanzarese avrebbe ospitato nel 2006 un latitante della ‘ndrangheta catanzarese affiliato alla cosca degli Arena. E ciò sarebbe sufficiente per commissariare un Ente nel quale dal giorno dell’insediamento ad oggi nessun atto amministrativo, nessuna delibera di Giunta Comunale, nessuna delibera di Consiglio Comunale ha potuto minimamente interessare la vita sociale, politica, imprenditoriale della famiglia dell’assessore Daria Gigliotti». «E se a tutto ciò si aggiunge che le illazioni sul passato giudiziario del padre di Daria Gigliotti sono di pura fantasia se solo si considera che l’unico processo nel quale i fratelli Santo ed Aurelio Gigliotti e le rispettive consorti sono stati accusati di far parte di una consorteria malavitosa operante nel crotonese e facente parte del gruppo Arena, il cosiddetto processo “Ghibli” con attività estorsive e violazione della legge sulle armi, li ha visto prosciolti innanzi al Gup in un caso e assolti innanzi al Tribunale di Crotone nell’altro caso. Inoltre, ogni altro procedimento penale fino ad oggi celebrato e subito dal padre dell’assessore Daria Gigliotti, che hanno interessato furto di inerti, violazione di norme edilizie e norme previdenziali o altri reati minori, li ha visti sempre assolti con formula piena. In questa vicenda non sarebbe neanche il caso di dire che i figli pagano gli errori dei genitori perché nel caso che ci occupa non ci sono neppure questi. A questo punto nel pieno rispetto di ogni decisione che sarà adottata dalle competenti Autorità e una volta lette le ragioni di questa assurda decisione sarà interesse della sig.ra Daria Gigliotti tutelare la sua immagine e quella della sua famiglia in ogni sede consapevoli che sicuramente questa vicenda verrà ridimensionata e ricondotta nella giusta direzione ma nell’augurio che ciò non comporti danni al Comune di Sorbo San Basile, alla comunità tutta ed alla famiglia Gigliotti che ha già subito un processo mediatico a seguito dell’uccisione del familiare Santo Gigliotti del quale ancora oggi non si conoscono le ragioni e gli autori. Dovrebbe far riflettere – conclude la nota – la decisione di appena due giorni fa del Tar Lazio che ha accolto il ricorso del sindaco del Comune di Tropea annullando il decreto di scioglimento per infiltrazione mafiosa del Comune per la totale assenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata degli amministratori comunali con totale assenza di condizionamento o alterazioni delle decisione e della volontà dell’Ente. Questa decisione dovrebbe far riflettere sull’avventatezza di alcune decisioni e quindi attendiamo fiduciosi».
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