CATANZARO I primi screzi risalgono a qualche mese fa. Il sub commissario Andrea Urbani non firma il decreto con il quale Massimo Scura autorizza le assunzioni nella sanità calabrese. Non lo fa – ma le ragioni emergeranno diverse settimane dopo – sulla base dei pareri negativi messi nero su bianco dai ministeri affiancanti. Il commissario non gradisce, la prende malissimo. E inizia una lunga corrispondenza: da una parte ci sono i suoi ripetuti inviti a lasciare l’atto così com’è, dall’altra i tentativi dei funzionari di fargli cambiare idea. All’ingegnere che guida il Piano di rientro calabrese questa opera di moral suasion non va giù. Vuole che il decreto 50 rimanga esattamente come lui lo ha pensato: non sente ragioni. Ma i tecnici ministeriali non si spostano dalle loro posizioni.
L’impasse blocca tutto, i giorni passano e, con essi, l’approssimarsi del faccia a faccia tra il commissario, il suo neonemico Urbani e i rappresentanti del Tavolo Adduce. A fine maggio arriva la convocazione dal ministero della Salute. La riunione congiunta del Tavolo e del Comitato Lea (Livelli essenziali d’assistenza) è prevista per il 13 giugno al dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, stanza 234, piano terra, scala B. Appuntamento alle 10. La convocazione è firmata da Angela Adduce in persona. Scura, a strettissimo giro (neanche un paio d’ore), risponde picche: non può esserci per un impegno personale. Di rinviarlo non se ne parla, dunque il commissario segnala una serie di opzioni alternative. Adduce le analizza e, il 1° giugno, riconvoca tutti per il 20 giugno, stessa stanza e stessa ora. Da questo momento in poi – è la sensazione che si ricava seguendo i movimenti mediatici del commissario – inizia un’escalation. Scura diventa sempre più presente: scrive, appare sui media, esterna come di rado aveva fatto prima. Fino a far esplodere la bomba, cioè la lettera nella quale attacca duramente il suo vice Urbani segnalando che in Calabria, a volte, «la legge è un optional». E sarà certamente un caso, perché se i movimenti del commissario fossero letti in controluce secondo i canoni classici della politica, si potrebbe quasi pensare che il crescendo rossiniano di segnalazioni, esposti in Procura ed esternazioni urlate sia un modo per preparare una road map in vista dell’incontro decisivo del 20 giugno. Una sorta di strategia della tensione in salsa commissariale per affrontare la riunione da una posizione di forza, anziché star lì a rintuzzare le osservazioni tecniche che “smontano” il decreto 50. Quasi non ci si trovasse tra tecnici ma tra politici interessati a promuovere una linea invece di un’altra.
Intanto, a rendere più complesso il quadro, sono arrivate le dimissioni annunciate da Andrea Urbani. Il sub commissario, preso atto della «frattura insanabile» tra lui e Scura si è reso disponibile, come ultimo atto, a promuovere un decreto «rispondente alle norme» con il quale sarebbe possibile portare il numero delle assunzioni a 1.104. Lo ha scritto e recapitato al commissario e al dipartimento Tutela della Salute della Regione. Una volta completato l’iter, non ha intenzione di restare in carica un secondo di più. Lascerà, e a quel punto toccherà al governo decidere: nominare soltanto un nuovo vice o azzerare tutte la struttura commissariale? Il 20 giugno è soltanto una tappa, il futuro della sanità calabrese è (ancora una volta) da scrivere. (ppp)
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