Un compito importante ma non difficile attende a Catanzaro soprattutto la sinistra e il suo candidato a sindaco, Vincenzo Ciconte: riportare la politica sulla sponda del fiume più sicura, dalla quale controllare la piena e renderne meno pericoloso il guado. Non è un compito facile, ma neppure impossibile; bisogna che si lavori tutti di cesello e che ci si metta il giusto impegno se si vuole che domenica 25 giugno sia l’occasione per imprimere quella svolta epocale che dia alla città la speranza che il cambiamento è possibile, che non si è trattato di un miraggio.
Intendiamoci: nulla di quanto accaduto domenica scorsa, a conclusione del primo turno delle consultazioni, può lasciar pensare a comportamenti illegittimi. Il voto disgiunto che ha fiaccato il candidato di centrosinistra era previsto dalla legge elettorale e Fiorita non ha perduto l’occasione per dimostrare tangibilmente il meccanismo. Semmai nella componente di centrosinistra rimane l’amarezza di non aver tentato a sua volta il colpo gobbo o di non aver preso gli anticorpi per tempo.
Oggi che si assiste alla “debacle” ci si chiede perché mai non sia stato raccomandato a sufficienza ai candidati delle undici liste di porre maggiore impegno perché si evitasse l’accaduto, considerato che era prevedibile e che qualcuno lo avrebbe messo in atto. E, infatti, il meno forte dei candidati che si contendevano il successo, ma che si è dimostrato il più abile della terna (5 Stelle era alla prima esperienza a Catanzaro!) ha potuto tentare il colpo riuscendo pienamente nell’intento. Inserirsi nelle undici liste che supportavano il candidato di centrosinistra e trovare il terreno fertile tra gli elettori perché non scrivessero il nome Ciconte ma inserissero il suo non è stata una impresa semplice, ma ha ripagato! Bisogna dare atto a chi l’ha pensata di avere avuto un’ottima intuizione e che è stato ampiamente ricompensato. La prova è nei numeri: le tre liste di Fiorita hanno avuto complessivamente il 12,80% dei voti (Cambiavento il 6,60%, Insieme per Fiorita il 3,43% e Catanzaro 1594 il 2,77%). Di contro la percentuale dei voti di Fiorita è stata del 22.68% con un incremento, dunque, del 9,88% frutto evidentemente dei voti “sottratti” a Ciconte.
Il sindaco uscente ha invece rosicchiato poco dal monte del candidato di centrosinistra che, nonostante tutto, è approdato al ballottaggio mantenendo intatta la speranza di giocarsi la partita ad armi pari con Abramo. L’importante per la riuscita dell’operazione è che il Partito Democratico decida con forza di supportarlo; di uscire dalle retrovie assumendosi fino in fondo le responsabilità senza lasciare che Ciconte continui a destreggiarsi da solo nel mare magnum degli interessi che oppongono gli schieramenti e non solo.
Le condizioni per contrastare la corsa di Abramo rimangono ancora tutte intatte. È sufficiente interpretarle insieme, con la consapevolezza di voler affrontare la sfida da pari a pari e comunque decidendo di metterci la faccia. Allora sì che si possono fare proclami per la città capoluogo di regione, per il suo riscatto, per il suo futuro, per dare risposte ai giovani e alle famiglie bisognose, per uscire dalla mediocrità e costruire il nuovo capoluogo della Calabria.
A margine della novità del voto disgiunto, che indebolisce anche il valore ideologico della preferenza fino a trasformarla in puro opportunismo, i risultati della recente tornata elettorale lasciano spazio ad un’altra riflessione. Essa riguarda la singolarità della vicenda dei 48 candidati che non hanno riportato alcuna preferenza. Zero voti, neppure il loro personale!
*giornalista
