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La dignità lesa dalle guerre intestine nella sanità

Non so avete visto, nel corso del Tg1 di ieri, il braccio dell’ammalata, ricoverata presso un presidio ospedaliero napoletano (mi pare l’ospedale San Paolo), coperto di formiche. Io si.Di conseguen…

Pubblicato il: 14/06/2017 – 8:02
La dignità lesa dalle guerre intestine nella sanità

Non so avete visto, nel corso del Tg1 di ieri, il braccio dell’ammalata, ricoverata presso un presidio ospedaliero napoletano (mi pare l’ospedale San Paolo), coperto di formiche. Io si.
Di conseguenza, mi sono sentito un fallito, sia nei miei ideali, profondamente traditi, che nell’avere contribuito, seppure inconsapevolmente, ad arrivare a questo punto di non ritorno.
Non abbiamo intrapreso le lotte necessarie. Ci siamo accomodati nel salotto delle comodità private: quello ove i diritti fondamentali si riscuotono «per grazia ricevuta», da retribuire con il consenso elettorale.
Insomma, siamo diventati, chi più chi meno, componenti di quelle umilianti clientele che hanno garantito e continuano a garantire immeritate fortune politiche ma non quanto garantisce la Costituzione. Quella Carta stupenda – sulla quale in troppi tuttavia si sono spesi per non migliorarla nelle parti in cui occorreva farlo – goduta per intercessione clientelare!
Messe da parte le rivendicazioni collettive, le uniche garanti – per rimanere all’incubo vissuto dalla signora campana –  degli «insetticidi» indispensabili alla società civile per godere di ciò che le spetta, abbiamo accettato l’umiliazione di barattare l’incasso dei diritti di cittadinanza.
La sanità è la sintesi, la prova di tutto questo. In essa accadono cose inenarrabili, delle quali gli insetti tra le lenzuola costituiscono solo l’immagine della sporcizia fisica. quella più apparente e dell’incuria che regna nei suoi ambienti.
Da quelle parti c’è di peggio:
– liste di attesa che valgono per chi non ha un minimo riferimento tra le mura dei presidi interessati; – pronto soccorsi ingombrati sino all’orrido, a causa soprattutto di una medicina di famiglia che, fatte le dovute eccezioni, non fa il proprio dovere, abusando del peso elettorale esercitato dai titolari;
– degenze in barella,vissute in una quotidianità che spesso offende la dignità delle persone, costrette ad esporre al pubblico le proprie intimità;
– trattamenti non propriamente educati, se non caratterizzati da esercizi di vero bullismo adulto;
– ritardi fatali di trattamenti diagnostici, diagnosi superficiali e spesso errate che conducono a morti, di frequente, colpevoli, o quantomeno induco a viaggi della speranza rovina-famiglie, cui i calabresi sono avvezzi, con 300 milioni di euro a tutto vantaggio delle Regioni forti;
– vuoti di organico che penalizzano il corretto esercizio di quelle eccellenze che, fortunatamente, ci sono ancora, solo per la irriducibile tenacia di chi professionalmente le assicura a spese del suo tempo libero.
Questi sono solo alcuni dei tanti mali che caratterizzano la sanità calabrese, vittima di tutto ciò che c’è di peggio nel Paese.
A tutto ciò aggiungasi, una delle tante liti (molte delle quali sottaciute) tra Scura e Urbani, con arbitri le istituzioni calabresi. Uno scontro dal sapore sadico-masochistico, che tende a peggiorare l’esistente, a condizione che ciò fosse ancora possibile, tendente a stabilire il numero giusto degli occupabili nel Ssr.
La notizia ha del surreale, quasi di una comica interpretata da protagonisti sempre di più impegnati nel recitare ruoli tipici di chi si fa i dispetti, del tipo quello dedicato alle mogli recidendosi i …
A prescindere, infatti, dalle metodologie – che se errate andavano contestate nel momento in cui venivano intraprese – esistono comunque due budget occupazionali: circa 600 di Scura contro i 1.104 di Urbani. Non sarebbe il caso, anziché bocciare il tutto, dare il la alle assunzioni per il segmento condiviso di circa 600, anche allo scopo di sopperire ai vuoti progressivi di organico e a soddisfare le urgenze altrimenti abbandonate a se stesse?
Ragionevolezza, suffragata dalle esistenti condizioni di diritto, consiglierebbe: con una estate che si avvicina, con presidi ospedalieri «di frontiera» peraltro da riaprire, sarebbe il minimo al di sotto del quale si concretizzerebbe una politica sanitaria omicida!

 

*docente Unical   

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