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Consulente “bocciato” dal Corap. Che poi lo ripesca

CATANZARO Il Corap toglie, il Corap dà. Non suoni blasfema la citazione biblica, è la migliore possibile per raccontare la storia di un consulente prima individuato come uno dei possibili protagoni…

Pubblicato il: 16/06/2017 – 15:22
Consulente “bocciato” dal Corap. Che poi lo ripesca

CATANZARO Il Corap toglie, il Corap dà. Non suoni blasfema la citazione biblica, è la migliore possibile per raccontare la storia di un consulente prima individuato come uno dei possibili protagonisti della pessima parabola del Consorzio industriale di Reggio Calabria, poi premiato dallo stesso ente (proprio il Corap) che quella parabola l’aveva portata alla luce. Poteri della Cittadella che, per emanazione poco divina e assai politica, toccano Nicola Gargano, uno degli uomini di fiducia del governatore. Ma procediamo con ordine per raccontare il suo paradossale ripescaggio. Per farlo dobbiamo iniziare da un verbale del febbraio scorso.   
La Regione Calabria aveva da poco chiesto al commissario straordinario del Corap di «attivare l’azione di responsabilità anche di natura erariale nei confronti degli amministratori nonché delle figure interne all’ente (si parla del Consorzio di sviluppo industriale di Reggio Calabria, ndr) che rivestivano le posizioni di agenti contabili» che hanno operato dal 2010 in poi. Il “buco” dell’Asi reggina, a quel tempo, interessava molto alla Regione. Rappresentava, tra l’altro, un’occasione – l’ennesima – di prendere le distanze rispetto ai guasti del passato. Un conto, però, sono i massimi sistemi (e i “guasti del passato” lo sono di sicuro: un gorgo nel quale si entra senza uscire più né individuare chiare responsabilità), altro sono gli uomini e la loro appartenenza politica. E, appunto, Nicola Gargano è un uomo vicino al governatore Oliverio. È davanti a questo dato che si decide di dimenticare: dissolvenza sulle responsabilità (eventuali) del buco all’Asi di Reggio Calabria, avanti tutta con nuovi incarichi. Perché certi burocrati non tramontano mai. Si sapeva già che il presidente aveva riavvicinato Gargano al centro del potere regionale, portandolo in Cittadella con mansioni di supporto al “governo ombra” della sanità commissariata, affidato al fedelissimo Franco Pacenza. L’atto inedito (cioè il verbale), invece, è una nomina che risale a febbraio e inserisce il consulente tra i “politecnici” (ossia tecnici con salde radici politiche) più versatili dell’era Oliverio. Perché Gargano non è chiamato soltanto a occuparsi di Livelli essenziali d’assistenza e posti letto; è pure tornato dalle parti degli ex Consorzi di sviluppo industriale, proprio nell’area in cui, da ex vicepresidente dell’Asi di Reggio Calabria, avrebbe contribuito ai guasti segnalati all’atto di nascita del Corap. E chi lo nomina? Proprio il Corap. 
Lo certifica un verbale d’assemblea. A Germaneto sono presenti il commissario straordinario dell’ente che ha assorbito i Consorzi di sviluppo industriale e il sindaco del Comune di Rosarno Giuseppe Idà. Lo scopo è rinnovare il consiglio d’amministrazione del Cefris (Centro per la formazione, la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo) di Gioia Tauro, soggetto scelto dalla Regione per attuare i percorsi di riqualificazione dei lavoratori messi in liquidazione dalla Medcenter container terminal. A quei tempi, la giunta Oliverio pensa di investire nel progetto 1,8 milioni di euro. «Il programma – spiegava un comunicato stampa – consentirà la salvaguardia dei livelli occupazionali del Porto di Gioia Tauro anche in previsione del nuovo insediamento di Autoworx e dovrà essere concluso entro il 31 dicembre 2016». Autoworx, poi, è naufragato. Ma all’epoca le attività del Cefris erano uno dei primi punti nell’agenda del governo regionale: un modo per rilanciare il porto e l’occupazione (tornato d’attualità dopo che l’accordo siglato al ministero delle Infrastrutture ha rilanciato l’Agenzia per il lavoro nello scalo di Gioia Tauro). Era inevitabile piazzare persone di fiducia il quel consiglio d’amministrazione. Nicola Gargano era l’uomo giusto. Peccato, però, che lo stesso ente che lo nominava (possiede il 99,65% delle quote dell’ente di formazione) lo aveva messo nel mirino considerandolo uno dei potenziali responsabili del crac dell’Asi reggina – che, ricordiamo, deve ancora 14 mensilità ai proprio dipendenti. Di più: Gargano diventa il presidente di quel cda, è su di lui che il commissario del Corap decide di fare l’investimento (almeno in termini di fiducia) più significativo. Come se già immaginasse di compiere il passo indietro su quell’azione di responsabilità, data per certa fino alla decisione di sottoporla al vaglio di una società di consulenza finanziaria, la Cocconi&Cocconi, al costo di 20mila euro. Quando si dice le premonizioni. 

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

 

 

 

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