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Contraffazione, Confapi: «Raggiunti livelli allarmanti»

COSENZA «Il business del falso danneggia e penalizza fortemente le nostre aziende. Basti pensare che solo nel settore della panificazione – più volte da noi denunciato – è cresciuto enormemente e h…

Pubblicato il: 16/06/2017 – 16:50
Contraffazione, Confapi: «Raggiunti livelli allarmanti»

COSENZA «Il business del falso danneggia e penalizza fortemente le nostre aziende. Basti pensare che solo nel settore della panificazione – più volte da noi denunciato – è cresciuto enormemente e ha raggiunto livelli allarmanti. Al peso già enorme di una crisi economica e finanziaria si aggiunge quello di una concorrenza sleale e dilagante: il danno è evidente e non riguarda solo le tantissime imprese del settore e i loro dipendenti, che svolgono la loro attività nel rispetto rigoroso delle leggi, ma anche la salute del consumatore visto che stiamo parlando di un bene primario come il pane». Ad affermarlo il presidente di Confapi Calabria, Francesco Napoli che oggi ha partecipato all’incontro sulla contraffazione promosso dal Mise presso la Prefettura di Cosenza. All’incontro, in cui sono stati presentati i dati del Censis sugli effetti nella Provincia di Cosenza, hanno partecipato anche Roberto Bonofiglio, amministratore delegato di PalaExport e delegato nazionale di Confapi, il maestro orafo Gerardo Sacco e l’imprenditore a capo di Uniorafi Sergio Mazzuca. 
Importante la testimonianza del maestro orafo Gerardo Sacco che ha raccontato la sua esperienza da imprenditore di un marchio conosciuto e, per questo, molto spesso copiato. «È un furto che, come altri reati, dovrebbe essere perseguito in maniera esemplare. Un furto perpetrato ai danni di un marchio faticosamente costruito in cinquant’anni di lavoro, frutto della reputazione di un’impresa che si è sempre distinta e si caratterizza per credibilità, innovazione, ricerca e creatività. Chi copia ruba profitti e lavoro a chi lavora all’insegna della qualità e per la qualità».
Per Roberto Bonofiglio, è soprattutto nel settore agroalimentare che si registrano le maggiori contraffazioni. «Dalla nostra esperienza nel campo dell’export e dell’internazionalizzazione abbiamo toccato con mano l’enorme quantità di prodotti alimentari spacciati per italiani e che invece non hanno nulla a che vedere con il nostro Paese. Le stime parlano di circa 60 miliardi di euro, con quasi 2 prodotti di tipo italiano su 3 in vendita sul mercato internazionale che in realtà non hanno nulla di Italiano».  
Sergio Mazzuca, imprenditore nel settore orafo e a capo della sezione Unionorafi di Confapi Calabria ha focalizzato la sua attenzione principalmente sul mercato degli abusivi che sembra dilagare nella città di Cosenza ed in provincia. «L’abusivismo – ha detto – è un problema serio sia per gli esercenti corretti, che subiscono una concorrenza sleale, che per gli utenti che acquistano in maniera impropria oggetti di dubbia provenienza».
Il presidente Francesco Napoli ha concluso: «Desidero ringraziare il Mise, il Censis e la Prefettura per aver voluto coinvolgere e ascoltare le esperienze e le testimonianze di Confapi Calabria su un tema di così stringente attualità e di grande interesse per le aziende. La partecipazione della nostra associazione datoriale assieme a prestigiosi imprenditori che fanno parte del nostro gruppo, è stato  per noi motivo di orgoglio e conferma l’importanza che le aziende associate di Confapi Calabria rivestono nel tessuto socio-economico della regione».

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