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Quel caos al “Pugliese” che Oliverio non vede

CATANZARO Chissà se nel corso del vertice convocato dal governatore Mario Gerardo Oliverio per discutere del caos che regna nella sanità, si avrà modo di chiedere conto anche del caos che, in esecu…

Pubblicato il: 16/06/2017 – 10:08
Quel caos al “Pugliese” che Oliverio non vede

CATANZARO Chissà se nel corso del vertice convocato dal governatore Mario Gerardo Oliverio per discutere del caos che regna nella sanità, si avrà modo di chiedere conto anche del caos che, in esecuzione delle deliberazioni adottate in … Montepaone, dove ormai pare si attovaglino con tanto di grembiulino molti autorevoli “decisori”, sta per abbattersi sull’ospedale Pugliese di Catanzaro?
Recentemente Mario Gerardo Oliverio ha promosso a direttore generale degli ospedali del Capoluogo Peppino Panella, che già aveva lì collocato come commissario straordinario. Panella conosce bene gli ospedali di Catanzaro, visto che ne è dipendente quale medico igienista. Discutibile potrebbe apparire il fatto che si manda a dirigere un ospedale persona dipendente di quello stesso ospedale, ma l’elasticità di Oliverio (ché le nomine di commissari e direttori generali sono sue e non di Scura o di Urbani) ci ha abituati a queste e altre incongruenze (basta pensare al caso Mauro direttore generale dell’Asp di Cosenza).
Di Panella, tuttavia, è nota l’obbedienza, che a queste latitudini è un grande pregio, tant’è che non risparmia occasione per dimostrarla al punto da utilizzare nei concorsi metodi e regole diversissime a seconda del risultato da raggiungere. Usciamo dal vago e forniamone un eloquente esempio. La legge Balduzzi impone alcuni criteri quando si tratta di concorsi medici apicali: se il concorso è per titoli ed esami, il peso dei “titoli” non può essere superiore all’esito degli esami. Altrimenti che la nomini a fare una commissione per esaminare i candidati? Inoltre occorre che nel bandire il concorso venga indicato il profilo del professionista che si cerca: affinità, esperienze, casistica e quant’altro. E così ha fatto in molti concorsi il direttore generale Panella. Ma non in quello per coprire il ruolo di dirigente della radiologia dell’ospedale Pugliese. Lì i titoli, ovvero l’anzianità di servizio, valgono il 60% e il giudizio della Commissione all’esito degli esami, solo il 40%. Così anche un genio che abbia il torto di essere “giovane” non può che capitolare davanti a chi è a 18 mesi dalla pensione.
Nasce da queste basi la rivolta che spira per i corridoi del Pugliese in questi giorni: quel reparto di radiologia viene portato avanti da anni e con grande sacrificio da uno stimato professionista, Bernardo Bertucci. Avendo esaurito il limite massimo come “facente funzioni”, viene bandito un concorso ai fini di una sua stabilizzazione o comunque della nomina di un dirigente a pieno titolo. Si decide per il concorso nazionale, giustissimo. Si insedia una commissione non calabrese, composta da luminari del settore, giustissimo. Capita però che l’esito non sia in linea con i desiderata di… Montepaone. All’esito degli esami, infatti, Bertucci rimedia 10 punti sopra la soglia minima, il suo competitore, solo 2. Un bel “guaio” per chi deve obbedienza. L’anzianità di servizio corre in soccorso e così il pensionando batte il facente funzioni per 65 a 64. Proprio così: un punto di differenza, strappato con titoli e anzianità, appallottola e butta via l’indicazione unanime della commissione esaminatrice.
Tutto a posto? Non proprio perché il povero Panella deve ora assumersi qualche responsabilità. Ha tenuto nel congelatore il concorso fin quando da Commissario non è stato promosso a Direttore generale (in certi casi è vitale rinviare le decisioni) ma ora deve decidere. Sì, perché la legge affida a lui l’incarico, all’esito del concorso, di scegliere tra i tre idonei che stanno in vetta alla graduatoria. Insomma non è automatica la nomina di chi, sia pure per un punto strappato con l’anzianità, arriva in testa. Altri parametri debbono essere tenuti in considerazione, pena il rischio di essere accusati di abuso o di veder impugnata la decisione.
L’obbedienza preme da un lato, la legge incombe dall’altro e l’aria diventa poco igienica anche per un igienista come Panella. A complicargli la vita, infatti, ci sono alcuni elementi non secondari: se sceglie di assumere un esterno, per di più alle soglie della pensione, l’azienda ospedaliera dovrà caricarsi di nuovi costi, stimati in circa 140mila euro annui. Ovviamente è a costo zero la scelta di confermare l’interno. Non bastasse, l’azienda diretta da Panella presenta un saldo di bilancio negativo che va oltre i 4 milioni di euro ed è la ragione per la quale non sono stati coperti vuoti di organico preoccupanti. Inutile dire che 140mila euro diversamente spesi valgono due assistenti medici o quattro tecnici di radiologia. Infine la funzionalità del reparto: la casistica attuale è nota ed anche i sacrifici sopportati per garantirla. Del domani, invece, non c’è certezza.
Un bel caos. Chissà se Panella e Oliverio ne parleranno a margine dell’incontro convocato dal governatore per discutere del “caos” altrui.

 

Pa. Po.

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