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Sanità, la triade di Pacenza tra obbedienza e ingratitudine

CATANZARO A Montepaone la giustificazione tirata fuori ricorre ad un vecchio modo di dire calabrese: «Il vino è poco, gli amici sono tanti». Basterà a placare il dottor Dellisola, scalpitante diret…

Pubblicato il: 16/06/2017 – 11:36
Sanità, la triade di Pacenza tra obbedienza e ingratitudine

CATANZARO A Montepaone la giustificazione tirata fuori ricorre ad un vecchio modo di dire calabrese: «Il vino è poco, gli amici sono tanti». Basterà a placare il dottor Dellisola, scalpitante direttore sanitario dell’Asp di Catanzaro? L’impegno con lui era chiaro: nomina a direttore generale dell’azienda ospedaliera di Catanzaro. Invece ci è andato Peppino Panella che di quella struttura era già commissario. Così Dellisola resta direttore sanitario all’Asp catanzarese e poco importa se di fatto è lui che detta la linea operativa al direttore generale Perri. Il punto è che della triade allevata da Franco Pacenza, assessore ombra alla sanità ed al contenzioso sanitario, solo Dellisola è rimasto al palo, gli altri due, Perri e il depresso Mauro di Cosenza, continuano a prodigarsi per l’obbedienza ma restando su poltrone ben più comode.
Risultato: altro segmento del “caos sanità” che Oliverio vorrebbe circoscrivere alle responsabilità dei commissari Scura e Urbani ma che di fatto è sempre più riconducibile alla gestione Pacenza, alle prese, appunto con il problema che «il vino è poco e gli amici sono tanti».
Ci vorrebbe un miracolo tipo quello narrato nei vangeli con “Le nozze di Cana”, ma in certi ambienti il cristianesimo cede il posto al “Grande architetto universale”.
Così capita che da settimane l’asse sanitario Catanzaro (Perri)-Cosenza (Mauro) si ritrovi paralizzato nella stesura della rete provinciale delle farmacie. Il resto può attendere, atti aziendali compresi.
E in tutto questo resta l’insopportabile ingratitudine, giustamente, lamentata dal direttore sanitario Dellisola. Il quale all’obbedienza starebbe sacrificando tempo e anche interessi personali. A partire da quelli economici, visto che da direttore sanitario percepisce un compenso inferiore a quello che poteva vantare in precedenza. Va bene che secondo molti “comandare è meglio che fottere”, ma c’è un limite a tutto. Ne prenda atto Pacenza se vorrà aggiornare Gerardo Mario Oliverio su questo filone del “caos sanità”.

 

Pa. Po.

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