CATANZARO Hussien Abss Hamyar non ha mai nascosto la propria fede estremista. Lo dimostrava anche con atteggiamenti aggressivi nei confronti di coloro che non professavano la sua stessa religione e con coloro che, pure mussulmani, non accoglievano le sue idee. Andava in giro con un taglierino in tasca e sul suo cellulare gli agenti della Digos di Crotone hanno trovato le foto di funzionari e dell’edificio di Questura di Crotone. «È un’indagine importante e delicata, alla luce di quanto accade in Europa», ha detto il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. Il pericolo, visti gli atteggiamenti del giovane iracheno, era che irretisse qualcuno nella sua opera di proselitismo. Per questo motivo gli inquirenti – il procuratore Gratteri, l’aggiunto Giovanni Bombardieri e il sostituto Paolo Petrolo – hanno emesso velocemente richiesta di custodia cautelare nei confronti del 29enne. Una questione di coscienza, accolta in tempi rapidissimi anche dal gip Assunta Maiore. Hamyar aveva chiesto asilo politico già nel 2008 in Norvegia, nel 2009 in Finlandia e nel 2010 in Germania.
IL VIAGGIO A ROMA Il giovane iracheno si era recato a Roma per testare il livello di allarme che riusciva a creare. Nella Capitale era andato in giro con barba lunga e una busta in mano. Era stato fermato e controllato più volte e questo lo aveva esaltato. Più volte si era proclamato appartenente all’Isis, hanno spiegato in conferenza stampa il questore di Crotone Claudio Sanfilippo e il commissario capo della Digos Francesco Meduri. «Un soggetto guardingo, dalla personalità attenta», lo ha definito Meduri. Si era reso protagonista di diversi atteggiamenti aggressivi all’interno dello Sprar di Crotone che lo ospitava. Aveva condiviso su Facebook un video con i dettami dello Stato islamico e in suo possesso sono stati trovati video con contenuti cruenti. La sua presenza, avrebbe affermato, era più importante in Italia che nei territori di battaglia dell’Isis. Lui, che considerava un punto d’onore la capacità di suscitare allarme.
GRATTERI: «ERA PERICOLOSO» «Istigava alcuni ospiti del centro di Crotone, invitandoli a partecipare all’organizzazione dell’Isis con atti violenti e con finalità terroristiche». E «l’attività di proselitismo veniva svolta fornendo notizie, chiarimenti e materiali sullo Stato islamico e le sue finalità». Hussien, secondo il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, “lavorava” così. Ed era pericoloso. «Siamo dovuti intervenire perché abbiamo ritenuto concreto il rischio di una fuga. Temevamo, come è già successo, che il soggetto lasciasse la Calabria per compiere un attacco terroristico». È anche per questo motivo che il magistrato ha parlato di «un’indagine importante. Abbiamo monitorato costantemente i suoi spostamenti e i suoi contatti, lo abbiamo visto esultare per l’attentato di Manchester il 22 maggio. La sua radicalizzazione era diventata sempre più pericolosa». Gratteri si è poi soffermato sulle criticità del sistema di accoglienza dei migranti, spiegando che esiste «certamente» un rischio di radicalizzazione jihadista, come in alcune carceri: «Sono luoghi dove si va a relazionarsi con disperati, persone che hanno perso tutto, deboli e fragili sul piano psicologico ed è certamente più facile convincerli a diventare jihadisti».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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