CATANZARO Il tribunale del Riesame di Catanzaro ha depositato le motivazioni sulle decisioni prese nei giorni scorsi in merito alle posizioni degli imputati finiti carcere nell’operazione “Jonny”. Confermato nella sostanza l’impianto accusatorio costruito dalle indagini della Dda del capoluogo. Per alcuni imputati si passa dall’accusa di associazione mafiosa al concorso esterno. Il Tdl, in particolare, ha confermato il ruolo di Leonardo Sacco, governatore della confraternita Misericordia di Isola Capo Rizzuto, quale promotore del presunto sistema criminale colpito dalla Dda di Catanzaro. Dopo una guerra di mafia che aveva investito i clan di Isola, Sacco avrebbe messo d’accordo i vari gruppi nella spartizione degli affari derivanti dal Cara, gestito, appunto dalla Misericodia. L’operazione interforze “Jonny”, messa a segno a maggio scorso, ha messo in luce il potere e l’estesa ramificazione della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto. Due i filoni dell’inchiesta: gli affari della cosca all’interno del Cara e il controllo che gli Arena avevano esteso fino al territorio di Catanzaro, controllato tramite il legame con clan locali.
IL CARA IN MANO AGLI ARENA E A SACCO I collaboratori di giustizia sono unanimi nell’indicare che Sacco, tramite la Misericordia, garantiva alla famiglia Arena moltissimi posti di lavoro. «Gentile Fiore fu molto chiaro nel dirci che la famiglia Arena controllava il Cara Sant’Anna per il tramite di Leonardo Sacco». A dirlo è stato il collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, ex capo del “locale” di Belvedere Spinello (Crotone), interrogato il 3 dicembre 2015 dai pm della Dda di Catanzaro. Un altro collaboratore, Giuseppe Giglio, il 27 ottobre scorso, ha detto che l’affare del Centro migranti «era stato proposto a Pino e Pasquale Arena da parte del parroco di Isola di Capo Rizzuto. Quando c’è stata la necessità di partecipare a una gara per organizzare i pasti, è stata preposta una persona che Pasquale Riillo mi ha indicato come Leonardo figlio del prete».
Un ruolo non indifferente negli affari illeciti all’interno del Cara viene attribuito al sacerdote don Edoardo Scordio parroco della chiesa di Maria Assunta, fondatore della Misericordia a Isola. Sarebbe proprio lui, secondo l’accusa, uno degli anelli di congiunzione con i vertici della consorteria Arena-Gentile-Nicoscia.
ale. tru.
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