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JONNY | Le accuse di usura ai ristoratori del Cara di Isola

CATANZARO Era terrorizzato Antonio Frustaglia, 35 anni, imprenditore crotonese che solo pochi giorni fa, davanti ai magistrati della Dda di Catanzaro – l’aggiunto Vincenzo Luberto e il sostituto Do…

Pubblicato il: 21/06/2017 – 18:45
JONNY | Le accuse di usura ai ristoratori del Cara di Isola

CATANZARO Era terrorizzato Antonio Frustaglia, 35 anni, imprenditore crotonese che solo pochi giorni fa, davanti ai magistrati della Dda di Catanzaro – l’aggiunto Vincenzo Luberto e il sostituto Domenico Guarascio – ha ammesso di avere avuto un contegno reticente con i militari della Guardia di finanza che lo interrogavano, in quanto persona informata sui fatti. «Nel periodo in cui sono stato escusso – racconta – era controllato da Lino Muraca, il quale, anche per conto di Antonio Poerio, Fernando Poerio, Leonardo Sacco e anche di don Edoardo Scordio, ha preteso che non vi dicessi di non avere ricevuto nulla in cambio delle numerose vendite di immobili tutte concluse per ripianare i debiti contratti a tasso usurario». Frustaglia temeva le ritorsioni che lui e la sua famiglia avrebbero potuto patire. Per paura aveva così nascosto agli inquirenti che durante il periodo delle indagini “Jonny” sull’ingerenza della cosca Arena nel Cara di Isola Capo Rizzuto, aveva nascondo alle fiamme gialle di Crotone di avere contatti con Angelo Muraca, arrestato nell’operazione antimafia e considerato tra gli organizzatori della consorteria che gestiva i subappalti conferiti dalla Misericordia di Isola Capo Rizzuto. Il verbale con la sua testimonianza, che parte dall’operazione Jonny, è stato prodotto anche nel processo Wind Farm, sul parco eolico di Isola Capo Rizzuto che coinvolge sempre il clan Arena. 

UNA FAMIGLIA SOTTO USURA La famiglia di Frustaglia – secondo il racconto depositato agli atti – era sotto usura con i cugini Poerio, altri protagonisti dell’inchiesta della Dda di Catanzaro. Frustaglia ammette di «avere saputo dell’esistenza di crediti a tasso usurario soltanto nel 2008/2009, allorché mio padre ha venduto a Maria Lanatà, moglie di Antonio Poerio, il primo lotto di terreno sito in località Vermica con un annesso capannone industriale e casa del custode. Si tratta del fondo dove oggi esiste lo stabilimento di Quadrifoglio che consegue alla ristrutturazione del magazzino preesistente. Quando si rese necessaria questa vendita mio padre mi spiegava quanto fino ad allora avevo soltanto intuito e cioè che fra il 2007 e il 2008 aveva ricevuto in più tranches circa 200.000 euro dai cugini Antonio e Fernando Poerio che agivano sempre in nome e per conto di Leonardo Sacco e di don Edoardo Scordio». I Poerio sono gli imprenditori che, secondo le accuse della Dda, si erano accaparrati il servizio di ristorazione nel Cara di Isola Capo Ruzzuto proprio con la società Quadrifoglio srl.

LE RAGIONI DEL DEBITO Antonio Frustaglia spiega che le ragioni dell’indebitamento gli vennero spiegate dal padre il quale, tramite l’impresa del cognato Carlo Alberto Savoia aveva eseguito dei lavori per la costruzione del parco eolico in località Campolongo e sperava che dopo quelli potesse aggiudicarsi anche i lavori per la costruzione della centrale elettrica in località San Fantino. Ma dovette desistere perché minacciato da Franco Savoia, fratello di Carlo Alberto.
Purtroppo il padre di Frustaglia, per aggiudicarsi i lavori della centrale elettrica si era indebitato perché aveva acquistato in leasing tutta una serie di mezzi e attrezzature. Antonio Frustaci assistette personalmente alla discussione tra il padre e Franco Savoia ed entrò in polemica col proprio genitore perché, ha detto agli inquirenti, «per me era inaccettabile che proprio il fratello del socio gli sbarrasse la strada».
Ma il padre non aveva opposto resistenza alle prese di Franco Savoia perché, aveva spiegato al figlio, benché i toni della richiesta non fossero minacciosi temeva ritorsioni perché Savoia in più occasioni aveva lasciato intendere di essere vicino a Pino Arena, alias ‘u Tropeanu.
«Quando vi fu da dismettere il terreno – continua Frustaci – mio padre mi spiegò che i cugini Poerio, che ribadisco mi ha sempre detto agivano per conto di Leonardo Sacco e don Edoardo Scordio, avevano preteso, a fronte di 200.000 euro consegnatigli, interessi usurari in misura pari all’otto/dieci per conto mensile». 

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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