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«Le montagne dimenticate, meraviglia della Calabria»

di Franco Laratta*

Pubblicato il: 23/06/2017 – 11:41
«Le montagne dimenticate, meraviglia della Calabria»

Il prossimo 30 giugno, nel pomeriggio, celebriamo la più grande assente che ci sia in Calabria: la montagna! Assente perchè ovunque in Italia e non solo, si parli della nostra regione, il primo e unico pensiero va al mare, anzi ai mari, a 800 km di coste, agli spettacolari tramonti sul tirreno, alle neravigliose (e semisconosciute) albe dello Ionio. La Calabria è dunque una meraviglia che si chiama estate, mare, sole, spiagge. Vai a spiegare che la Calabria è anche montagne, parchi, laghi, fiumi, canyon, grotte, boschi secolari.
Qualche mese fa, un ragazzo di Livorno, pensando che la Calabria non avesse montagne, è stato accompagnato a Lorica da amici calabresi. Ammirando il lago, con evidentissimo stupore ha affermato: «Mio Dio, sembra il Canada»!
Abbiamo un tesoro immenso ma lo trascuriamo, addirittura lo ignoriamo. Eppure le montagne calabresi appartengono alla storia di questo paese, alle sue origini: insieme al Massiccio dell’Aspromonte e alla Catena delle Serre, la Sila appartiene alle cosiddette Alpi Calabresi, gruppi montuosi che hanno un’orogenesi più remota rispetto all’appennino italiano, che termina a sud con i massicci del Pollino e del Pellegrino.
È nella Sila Grande che è posto il complesso del Monte Botte Donato, la vetta più alta dell’altopiano, a circa 2mila metri sul mare.
Nel Parco Nazionale della Sila, all’interno dei suoi 73mila ettari di superficie, ricadono le riserve a salvaguardia degli antichi boschi primigeni come quelle di Fallistro, Gariglione e Gallopane.
Tutto questo straordinario tesoro della natura, dove in un’importante fascia si respira l’aria più pulita del mondo, merita attenzione, cura, rispetto. Qui non si investe più da decenni, qui per fortuna l’uomo calabrese, che notoriamente è posseduto dal demone della cementificazione compulsiva, non è attecchito. Ma non possiamo nemmeno benedire questo totale disinteresse. Che non significa che servono denari pubblici (questi spesso fanno più danni di un terremoto) per sconvolgere la montagna calabrese; serve invece cura, attenzione, sostegno. Perchè il rischio è la fuga dagli storici villagi, l’abbandono da parte dell’uomo, in buona parte avviata da anni.
Il 30 giugno saremo a Lorica, località tra le più belle d’Europa, in una secolare attesa del suo rilancio. Aspettando gli impianti di risalita (cosa che sembra particolarmente iellata), qualcosa di bello è stato fatto: il lago è finalmente un’attrattiva, c’è un bel battello che funziona quotidianamente, le canoe, un magnifico centro sportivo, attività che invogliano ad esplorare la bellezza paesaggista del posto (grazie al coraggio e al grande amore per la montagna del giovane volontario Antonello Martino, che fa più di quanto non faccia lo Stato e le sue istituzioni. Ma meglio così), ci sono ottimi ristoranti, qualche agruturismo di grande pregio e ottimamente inserito nell’ambiente. C’ è tanto, ma c’è poca gente, c’è soprattutto tanta disattenzione e mancanza di cura verso i boschi, che richiedono urgente manutenzione.
“Calabria con vista”, dunque. Non i soliti vuoti e noiosissimi convegni (potremmo per cortesia evitarli?). Ma una vera e proprio celebrazione della bellezza della montagna calabrese, una sorta di “messa cantata” per madre natura. I giovani imprenditori, gli appassionati della montagna, gli amanti della bellezza, insieme per chiedere a noi stessi di amare di più la natura, di rispettarla e quando è possibile di visitarla.

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