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«Che belli gli occhi dei bimbi di San Luca»

Anche Angelo Sposato, segretario generale della Cgil calabrese, partecipa al dibattito aperto sul Corriere della Calabria da Antonino De Masi. De Masi ha chiesto alla società civile di scomunicare …

Pubblicato il: 25/06/2017 – 13:31
«Che belli gli occhi dei bimbi di San Luca»

Anche Angelo Sposato, segretario generale della Cgil calabrese, partecipa al dibattito aperto sul Corriere della Calabria da Antonino De Masi. De Masi ha chiesto alla società civile di scomunicare i mafiosi (potere leggere qui il suo appello) e la sua “provocazione” non è rimasta lettera morta. Intellettuali, docenti universitari, giornalisti sono intervenuti sulle nostre colonne o hanno detto la loro sui social. Oggi è il turno di un pezzo importante del sindacato. Che propone di sottoscrivere un “Manifesto per la nuova Calabria” dal quale partire per risvegliare le coscienze addormentate. 

Il dibattito aperto da Antonino De Masi, con il suo appello dalle pagine del Corriere della Calabria, merita profonda considerazione. Ha ragione Antonino, in gioco non c’è la posizione di un singolo ma il destino della Calabria, dei nostri giovani, dei nostri figli. E non è più solo un problema politico, la politica la scelgono i cittadini, liberi. Ma il punto sta in questo: sono i cittadini calabresi liberi di scegliersi la classe dirigente che la Calabria merita? Ritengo di no. La corruzione, la pervasità della ’ndrangheta, gli intrecci con la politica e la massoneria che non si limitano solo al territorio calabrese, hanno creato un antistato parallelo. Oramai non si parla più solo di infiltrazioni criminali della ’ndrangheta, perché, come già ho avuto modo di dire e scrivere recentemente, vi è stato un salto generazionale, per cui la ’ndrangheta “in alcuni casi” si è sostituita direttamente alla politica, diventando purtroppo classe dirigente. Una delle motivazioni per cui come Cgil ci siamo voluti costituire al processo “Gotha” a Reggio Calabria è proprio per ribellarci a questo sistema. Una ’ndrangheta che controlla ogni spazio di libertà, nella scelta del voto, negli appalti, nella sanità, nel commercio, nello sport, nel mercato del lavoro, dove lavoratori e imprese molte volte sono assoggettate al potere mafioso, si può e si deve combattere. Ritengo anche io che vi è ancora una strada. Gli occhi dei bambini di San Luca che per una settimana hanno partecipato alle Olimpiadi della legalità sono l’orizzonte che ci deve far capire che ancora un’altra Calabria è possibile, che rifiuta di soccombere al giogo mafioso e che ci sono tanti uomini e donne calabresi che vogliono partecipare al cambiamento. Ma non si può non considerare anche le riflessioni del professore, storico, antropologo, Vito Teti. C’è una considerazione antropologica culturale con cui fare i conti nel tessuto calabrese. Vito Teti nelle sue opere ha sempre anticipato i mutamenti sociali. La sua narrazione delle migrazioni, dei luoghi, dei linguaggi delle Calabrie traccia il perimetro entro cui muoversi. Il linguaggio delle Calabrie è mutevole, a tratti fa il paio con le realtà dei luoghi con tutti i suoi pregi e le sue contraddizioni, e a volte lo stesso linguaggio lo si percepisce come un messaggio, un avvertimento, non importa da dove proviene. Occorre affrancarsi da una subcultura limacciosa che oramai è diventata abitudine di vita, un qualcosa che “puzza” con cui convivere. Da qui è necessario il ruolo della famiglia, della scuola, delle università. Così come è necessario un piano nazionale e regionale per creare sviluppo e lavoro ed adottare misure contro la povertà dilagante per togliere la manovalanza di cui la ’ndrangheta si alimenta, nei meandri del disagio sociale e giovanile. Per fare ciò noi dobbiamo fare la nostra parte, lo Stato deve fare la propria. Per queste ragioni riteniamo dover accogliere appieno l’appello lanciato da Nino De Masi che abbiamo incontrato di recente e costruire insieme alle tante persone oneste e operose un “Manifesto per una nuova Calabria” per fare risvegliare le tante coscienze addormentate. Una “Calabria Parte Civile” che dica no al puzzo della corruzione, della politica del malaffare, del comparaggio, alla ’ndrangheta. Lo dobbiamo ai nostri figli, al nostro futuro e forse anche a noi stessi. 

*segretario generale Cgil Calabria

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