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La catastrofe annunciata del Pd a Catanzaro

Sono stati veramente bravi Abramo e la sua squadra non solo e non tanto per avere vinto le elezioni, ma soprattutto per essere riusciti a mettere il bavaglio ai catanzaresi almeno fino a conclusion…

Pubblicato il: 26/06/2017 – 16:53
La catastrofe annunciata del Pd a Catanzaro

Sono stati veramente bravi Abramo e la sua squadra non solo e non tanto per avere vinto le elezioni, ma soprattutto per essere riusciti a mettere il bavaglio ai catanzaresi almeno fino a conclusione del prossimo mandato. Chi potrà, infatti, arroccarsi il diritto di critica se i risultati hanno dato loro ragione? Chi può permettersi di manifestare dissenso, se nonostante avvertito per tempo, ha ritenuto comunque di votare per lui rimettendolo sulla poltrona più alta di Palazzo De Nobili per i prossimi cinque anni e facendogli raggiungere il desiderato “ventennio”, in questo Paese possibile solo a due persone?
Comunque sia, non c’è nulla da dire: Abramo ed i catanzaresi che l’hanno votato hanno dimostrato di essersi allineati con la tendenza nazionale il cui risultato fa sperare al centro-destra, quello a conduzione Salvini, di ottenere la leadership del Paese. Naturalmente la speranza è tutta nelle mani di Berlusconi se deciderà di dare l’assenso che la partita si avveri; ma per farlo dovrebbe mettersi in un cantuccio limitandosi a svolgere il ruolo di “padre nobile”. Lo farà?
Ritorniamo a Catanzaro città nella quale è stata di più vissuta l’idiosincrasia del Pd che ha finito col porre il sigillo sul risultato elettorale. Se si esclude la visita del vicesegretario nazionale Maurizio Martina, comparso in agenda l’ultimo giorno utile della campagna elettorale e che comunque è sembrato sia servito più al segretario regionale Ernesto Magorno e al presidente della giunta regionale Mario Oliverio, nei giorni di campagna elettorale del Pd non si è accorto nessuno. Ma andiamo per ordine: Nicola Fiorita, leader di “Cambiavento” si era mosso per tempo per correre alla carica di sindaco col Pd e a molti era sembrato che i maggiorenti regionali del Partito avessero dimostrato attenzione per la proposta del docente universitario. E’ accaduto, invece, che qualcuno, presumibilmente non completamente d’accordo abbia ripensato la proposta e abbia riformulato il nome di Vincenzo Ciconte che pure precedentemente aveva risposto picche. Ma a quest’ultimo nome si accompagnava anche la speranza che il consigliere regionale, che si era posto tra i più attivi del gruppo consiliare perché venisse chiusa al più presto l’esperienza degli “esterni” nella giunta regionale ritornando a coinvolgere i consiglieri eletti, accettasse la candidatura a sindaco ponendosi di fatto fuori dal giro della regione.
Anche quella fu una coincidenza? E’ possibile che lo sia stata, ma è altrettanto probabile che quell’episodio abbia rappresentato il motivo per tirare dal cilindro il nome di Ciconte candidato a sindaco di Catanzaro. Quale migliore occasione? Purtroppo, però, da quel momento è cominciato l’inizio della fine della proposta del Pd. Da una parte Fiorita è sceso in campo forte di una proposta di cambiamento mantenendosi nei margini della sinistra più oltranzista; dall’altra il Pd è rimasto un po’ troppo latitante nella campagna elettorale. Il risultato, pertanto, non poteva che essere quello che è stato: catastrofico! Con i due schieramenti, ideologicamente affini, che si sono dati battaglia senza rendersi conto che, così facendo, hanno potuto alimentare le allora deboli aspettative del centro-destra che ha così potuto seminare per tempo e raccogliere successivamente.
Servirà per il futuro la lezione? “Spes ultima dea” erano soliti dire gli antichi. Comunque sia già si parla di non disperdere le “forze” e di far nascere da questa esperienza un movimento d’opinione che controlli e, se del caso, partecipi alla cittadinanza ciò che sarà fatto dalla nuova giunta comunale nel tentativo di ridare linfa alla città.

*giornalista

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