LAMEZIA TERME Domani pomeriggio alle 16.30 torna a riunirsi il consiglio di amministrazione della Sacal, se non vi saranno ulteriori disperati tentativi di ricorrere a colpi di mano, il Consiglio dovrà ratificare quanto già deciso dall’assemblea dei soci e conferire al presidente Arturo De Felice i pieni poteri decisionali e di rappresentanza, in uno con la nomina ad amministratore delegato. Nel caso, invece, ci si ritrovasse alle prese con qualche “ripensamento operoso” al prefetto De Felice non resterebbe che attendere il 30 di giugno, data ultima assegnata dall’assemblea dei soci al cda per adempiere a quanto deciso, a quel punto De Felice assumerebbe i pieni poteri per diretta deliberazione dell’assemblea.
Fin qui gli aspetti giuridici della vicenda che, tuttavia, mantiene inalterati anche dei profili politici e gestionali. Partiamo da quelli gestionali: mai come in questa fase la Sacal è a un bivio. Può continuare nel declino oppure assumere un ruolo di traino dello sviluppo calabrese. Lo dimostrano i contatti che in questi giorni, sia pure informalmente, De Felice ha avuto con esponenti della grande imprenditoria nazionale e internazionale, interessati a una eventuale forte ricapitalizzazione della società. Chiedono solo di avere interlocutori istituzionali seri e affidabili, capaci di vedere un poco più in là del loro naso e a queste latitudine non è impresa facile.
In tanti preferiscono una struttura nana nella quale operare quel piccolo cabotaggio che non ha fatto bene a Lamezia e alla Calabria ma ha assicurato, a un misero reticolato di imprenditori e politici, una non trascurabile rendita in termini di interessi personali. A Lamezia come a Crotone, come a Reggio Calabria, dove chiude i battenti quel monumento alla malversazione e alla malagestio che è stata la Sogas. Ne ha avuto un assaggio proprio in queste ore il presidente De Felice, firmando gli atti di passaggio con i curatori fallimentari nominati dal Tribunale. Centocinquantuno dipendenti abituati a far nulla; un molo d’attracco per i collegamenti veloci da Messina e dalle Eolie che cade a pezzi. Era costato milioni di euro, si ritrova depredato anche delle attrezzature di attracco. Sulla carta il tutto era videosorvegliato da un impianto costosissimo di telecamere e sensori: hanno rubato anche quelle senza che nessuno sporgesse neanche denuncia ai carabinieri.
Risanare non sarà facile e tuttavia le potenzialità ci sono: è bastato mandare qualche segnale di affidabilità per riceve la disponibilità a tre voli per collegamenti con Torino.
Se la Sogas rappresenta l’apice del problema, è il sistema aeroportuale calabrese che abbisogna di essere rivisitato e rifondato. La Sacal in quanto a esuberi non scherza, anche se qui va detto che gran parte del personale, soprattutto quello che opera tra aerostazione e piste, è all’altezza del compito e in quanto a professionalità rientra negli standard europei. Gli infrattati, nani e soprattutto ballerine, popolano semmai gli uffici, come eloquentemente dimostrano mesi di intercettazioni ambientali sulle quali è sempre meglio stendere un velo pietoso. A patto, però, che chi ha mille ragioni per starsene zitto eviti di continuare a blaterare. La ricreazione è finita. Ne prendano atto anche i morosi, quelli che hanno avuto servizi e spazi a prezzi stracciati e non pagano manco quelli.
Certo, quando si tratta di ammantare lo spirito di conservazione con ragioni di bieco campanilismo, si parla di Lamezia e dei rischi che un allargamento delle competenze della Sacal anche agli altri aeroporti comporterebbe.
Anche qui occorre avere faccia di bronzo per tentare di confondere le idee ai lametini. Dove erano questi cultori del campanile a orologeria il 17 ottobre scorso? De Felice non c’era, loro sì e hanno anche vergato un documento ufficiale che forse è il caso di riproporre: «Si è svolta oggi, nella sede della Sacal, società di gestione dell’aeroporto di Lamezia Terme, l’Assemblea dei Soci, presente il 94% del capitale sociale, alla cui decisione è stata rimessa la partecipazione alla gara per l’affidamento in concessione della gestione totale degli aeroporti di Reggio Calabria e Crotone, pubblicato da Enac. Al termine della riunione – prosegue testualmente la nota diffusa dall’ufficio stampa di Sacal – durante la quale il presidente della Sacal, Massimo Colosimo, ha illustrato il piano strategico industriale, gli azionisti hanno espresso parere favorevole alla partecipazione al bando. In particolare, gli enti pubblici hanno evidenziato le potenzialità del progetto che rappresenta un valido strumento per lo sviluppo del sistema regionale dei trasporti. Hanno dichiarato il loro consenso i rappresentanti del Comune di Lamezia Terme, della Provincia di Catanzaro, della Regione Calabria, del Comune di Catanzaro, Camera di Commercio di Catanzaro, Camera di Commercio di Cosenza, e per i soci privati Noto spa, Confindustria Catanzaro, Cantine Lento Scarl, Elifly Spa, Guglielmo Spa, Terme Caronte Spa».
Tutti d’accordo? In verità una voce, una sola, si alzò fuori dal coro ed era quella di uno dei soci privati “AdR – Aeroporti di Roma”, che ha spiegato la propria astensione «perché ritiene che non sussistano le condizioni economiche finanziarie per poter affrontare, senza rischi, un investimento in ulteriori gestioni aeroportuali». Oggi, in presenza di un diverso piano industriale e della possibilità di contare su investimenti aggiuntivi e sulla disponibilità di altre qualificate aziende a sottoscrivere anche cospicui aumenti di capitale, anche Aeroporti di Roma rivede la sua precedente posizione che era, ripetiamolo, l’unica di senso contrario. Sarà pur vero che solo i cretini non cambiano opinione, ma sarebbe il caso che, quando a cambiare opinioni sono enti territoriali che rispondono degli interessi dei cittadini, le ragioni per cui cambiano così radicalmente opinione le spieghino.
Pa. Po.
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