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«Un “Manifesto per la Calabria”? Partiamo dai beni confiscati»

Il “Manifesto per una nuova Calabria”, idea lanciata dal segretario generale della Cgil Angelo Sposato, ha bisogno di punti programmatici, idee concrete. Giuseppe Borrello, il responsabile dell’Ant…

Pubblicato il: 26/06/2017 – 13:49
«Un “Manifesto per la Calabria”? Partiamo dai beni confiscati»

Il “Manifesto per una nuova Calabria”, idea lanciata dal segretario generale della Cgil Angelo Sposato, ha bisogno di punti programmatici, idee concrete. Giuseppe Borrello, il responsabile dell’Antimafia sociale per Sinistra italiana, si propone di offrire uno degli spunti per scrivere. E parte dall’utilizzo dei beni confiscati. Dalla trasparenza nella loro assegnazione. Dalle possibilità che offrirebbero alla Calabria che non “puzza” chiamata a raccolta da Antonino De Masi nel suo appello pubblicato sul nostro sito. 

Ringraziamo sinceramente Antonino De Masi, perché con il suo appello, rivolto dalle pagine del Corriere della Calabria, ha dato la possibilità di aprire, nella nostra regione e non solo, un dibattito su quello che può e dovrebbe essere il nostro futuro; offrendo a tutte e tutti i calabresi una scelta rivoluzionaria: quella di far risplendere i profumi, le bellezze, la forza e la determinazione della nostra terra per riscattarsi dai suoi mali e dalla sua “puzza”. 
Sinistra Italiana vuole offrire il suo apporto a questo dibattito, nella consapevolezza che tutte e tutti, a partire dalla politica, dobbiamo fare la nostra parte assumendoci fino in fondo le proprie responsabilità nel riscrivere una nuova etica pubblica della politica.  
Nella nostra regione, caratterizzata da una drammatica situazione economica e sociale, ancora più evidente e chiara è la connessione tra partecipazione sociale, potere economico e organizzazione mafiosa. La caduta della partecipazione sociale alla vita politica, ha permesso ai mercati di raggiungere un’indipendenza quasi totale da ogni forma di controllo esterno e ciò ha determinato una crescita esponenziale e incontrollabile delle diseguaglianze, attraverso l’accumulazione di grandi ricchezze nelle mani di fette sempre più ristrette di popolazione. Questo processo economico e sociale ha favorito un vero e proprio salto di qualità per le organizzazioni mafiose, capaci di mettere le radici in quasi tutti i settori economici e sociali a tutte le latitudini. 
Da questa analisi emerge, come anche si evince dall’appello di Antonino De Masi, la necessità di unire la nostra rabbia, le nostre speranze per costruire partecipazione sociale al fine di innescare una “rivoluzione” culturale dal basso che esca dalla retorica ma che riguardi praticamente il nostro agire. 
In questa ottica e convinti che non bastano e non sono sufficienti gli slogan da campagna elettorale, rifiutando i voti dei mafiosi, o porre attenzione nella formazione delle liste elettorali, noi vogliamo provare concretamente a fare di più ponendo l’attenzione su di un tema fondamentale: il riutilizzo sociale dei beni confiscati. 
La confisca dei beni e il loro riutilizzo a fini sociali rappresenta la migliore sintesi dell’attività di contrasto, ma anche e soprattutto di prevenzione delle mafie, attraverso l’elevato significato che il loro riutilizzo assume dal punto di vista simbolico e culturale.
Nella nostra regione sono presenti coltre 2.700 beni confiscati, una parte di questi sono diventati veri e propri strumenti di sviluppo locale: dalla produzione agricola ai servizi alla persona, passando per il reinserimento socio-lavorativo dei lavoratori svantaggiati. 
Un patrimonio immenso nella disponibilità dello Stato che a volte non si conosce perché i Comuni non ottemperano l’obbligo di rendere noti i beni presenti sul proprio territorio. Da questa necessità abbiamo lanciato una campagna di richiesta ai Comuni calabresi di accesso civico in materia di pubblicazione dei dati relativi ai beni confiscati. Un punto di partenza fondamentale per le cooperative ed associazioni che vogliono creare attività sui beni confiscati. 
A nostro avviso la promozione del riutilizzo sociale dei beni confiscati e la necessità di generare nuova partecipazione sociale possono essere punti importanti del “Manifesto della nuova Calabria” proposto, come contributo al dibattito, dal segretario generale della Cgil calabrese. Un manifesto, che siamo convinti, deve essere incentrato sul diritto alla Bellezza, che contenga in sé i semi della Legalità, dell’Equità, della Giustizia sociale e del Benessere collettivo, da contrapporre alla Bruttezza che è sì un criterio estetico e ambientale, ma è anche un pianeta attorno al quale orbitano concetti come la rassegnazione, l’indifferenza, il nichilismo, e ancora peggio la disperazione e il male.                                                                         

*responsabile regionale Antimafia sociale e Cittadinanza attiva di Sinistra Italiana

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