Nella Calabria del voto amministrativo, tranne che per il successo registrato nel Capoluogo di regione, ha prevalso il centrosinistra. Ha, infatti, riconquistato alcune importanti piazze cittadine con una nobile storia alle spalle, esempi di civiltà e di attenzione ai bisogni della società più debole, di quella società contadina e operaia che ha trovato rappresentanza, negli anni che furono, prioritariamente nella sinistra calabrese. Lo ha fatto con tanti bravi nuovi sindaci, che certamente dimostreranno nell’occasione quelle capacità che gli elettori hanno, giustamente, riconosciuto loro.
Quindi, portati a casa Acri, Bisignano, Paola e Palmi, per fermarci ai comuni superiori ai 10mila abitanti, il centrosinistra dovrà dimostrare di essere la soluzione ai problemi che hanno fatto sì che si realizzasse il cambiamento.
Un compito arduo, dal momento che il Pd, che di una siffatta coalizione è il primario riferimento, non sta fornendo affatto buona prova di sé, con molte amministrazioni lasciate al palo, alcune delle quali ree di avere improvvisato processi di fusione senza l’elaborazione di strumenti di programmazione ad hoc, e una Regione non propriamente all’altezza del suo compito rinnovatore.
Dopo le elezioni di un sindaco, propostosi quale espressione dell’invocata mutazione delle regole comportamentali dell’amministrazione uscente, occorre fornire prova dell’auspicata buona amministrazione. Dell’efficienza sopravvenuta e, soprattutto, della testimonianza della consapevolezza sociale, intesa come conoscenza della collettività delle condizioni di vita amministrativa del proprio comune.
Dunque, il neosindaco dovrà utilizzare al meglio gli strumenti conoscitivi a sua disposizione, peraltro dalla redazione obbligatoria. Dovrà rendersi conto di ciò che comporta l’esercizio del suo ruolo istituzionale, inventariando i problemi e individuando le soluzioni, non quelle più facili, spesso illusorie, ma quelle che occorrono.
Gli appuntamenti cui sarà tenuto sono diversi e uno dietro l’altro, a tal punto da dovere stressare la burocrazia municipale nell’essere puntuale con i ripetuti adempimenti cui la stessa è tenuta.
La speranza che i neoeletti sappiano fare bene e meglio nel verificare la situazione di cassa ereditata e, di conseguenza, adottare le necessarie misure correttive di assestamento e salvaguardia degli equilibri, spesso rispettati in via meramente teorica ma messi in pericolo reale. Un obiettivo, peraltro, coadiuvato – in termini istituzione e destinazione di particolari forme di prelievo, decise in deroga a precedenti leggi – anche dalle recenti disposizioni contenute nella legge n. 96 del 21 giugno 2017, di conversione del D.L. 50/2017.
Non solo. Che sappiano essere puntuali ed esaustivi con la ufficializzazione in Consiglio delle linee programmatiche, magari implementate dal contenuto del Documento unico di programmazione (Dup), per il triennio 2018-2020, da presentare al massimo consesso cittadino entro il prossimo 31 luglio. Un adempimento, quest’ultimo, mai ossequiato nei termini in Calabria proprio per questo da costituire un chiaro esempio di come la «musica sia cambiata».
E ancora. Dovranno darsi da fare, da subito, nell’elaborazione della relazione di inizio mandato, dal cui contenuto sarà rinvenibile la linea di demarcazione tra ciò che ha lasciato il vecchio sindaco e ciò che andrà a fare il nuovo. Un modo per escludere dalla proprie le responsabilità pregresse.
A ben vedere, il primo periodo, appena successivo all’insediamento, sarà pieno di obblighi e ricco di insidie, dalla quali occorre tutelarsi, attraverso le necessarie cautele ma soprattutto evitando di accettare i soliti consigli di chi terrà a convincerli, spesso per celare responsabilità proprie, che «così si è sempre fatto» e, dunque, non vale la pena cambiare. Occorre farlo, invece, e come!
Poi, tutto andrà meglio, quantomeno in termine di certezza dei punti di partenza che caratterizzano l’amministrazione assunta in carico.
*docente Unical
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