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Ristorazione sanità, il Consiglio di Stato chiude la partita

CATANZARO Ora che il Consiglio di Stato si è espresso (anche) nel merito, la storia infinita dei ricorsi sull’appalto per la refezione nell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro pare fi…

Pubblicato il: 27/06/2017 – 13:31
Ristorazione sanità, il Consiglio di Stato chiude la partita

CATANZARO Ora che il Consiglio di Stato si è espresso (anche) nel merito, la storia infinita dei ricorsi sull’appalto per la refezione nell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro pare finita. Con buona pace della Siarc, che aveva proposto un ricorso per revocatoria dopo il primo giudizio del Consiglio di Stato. Una sorta di terzo grado della giustizia amministrativa, dunque, davanti al quale hanno prevalso le ragioni di Elior ristorazione, la società che si è aggiudicata l’appalto contestato. Dei tre motivi proposti da Siarc due sono stati ritenuti inammissibili dai giudici, uno ammissibile ma infondato. Si tratta di una questione tecnica. La sentenza che confermava l’assegnazione dell’appalto a Elior (ne abbiamo parlato qui), infatti, aveva «omesso di pronunciare sulla censura concernente l’invalidità della referenza bancaria prestata a Ristorart Toscana srl dalla Cassa di Risparmio di San Miniato». Per Siarc, sarebbe bastato questo per escludere l’azienda aggiudicataria dell’appalto. Censura, questa, che viene ritenuta dai giudici «infondata nel merito». Quella referenza – e per dirlo il Consiglio di Stato si riferisce all’articolo 51 del decreto legislativo 163/2006 – deve essere ritenuta «sufficiente». La banca sosteneva che Ristorart Toscana «ha iniziato il rapporto con il nostro Istituto nel mese di luglio 2007, richiedendo un affidamento tuttora in corso di validità. In questi anni il rapporto ha avuto un andamento regolare e questo ci consente di esprimere una valutazione positiva dell’azienda e dei suoi esponenti». Dichiarazione che, «pur stringata, contiene tutti gli elementi richiesti dalla legge e dalla normativa di gara». Si chiude qui, dunque, una lunga controversia che aveva “sospeso” – sul piano del diritto – l’aggiudicazione di un servizio che, comunque, la “nuova” società effettua dal mese di gennaio e con costi ridotti rispetto a quanto non fossero abituate le casse della Regione. 

CAPOGRECO: «È STATA UNA PERSECUZIONE» Nicola Capogreco, amministratore unico della società che si è aggiudicata l’appalto, commenta così: «Sono soddisfatto per il definitivo pronunciamento del Consiglio di Stato in nostro favore relativo al contenzioso per la gara sulla ristorazione all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. Il mio ringraziamento sincero va agli avvocati del Gruppo il professore Francesco Vetrò e l’avvocato Riccardo Anania ed all’avvocato Alfredo Gualtieri, legale nel giudizio per l’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio. Una vicenda alla quale oggi, finalmente, mettiamo la parola fine, solo dopo anni di continui ricorsi. E’ sembrato di trovarci più che innanzi a questioni giuridiche ad una vera persecuzione, solo per aver interrotto un ventennale monopolio del servizio nella città Capoluogo di Regione. Continueremo a garantire, con un notevole risparmio per le casse pubbliche rispetto al passato, un servizio innovativo e di alta qualità che ha ottenuto il complessivo apprezzamento dell’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio e soprattutto il gradimento dei pazienti, che quotidianamente ci riconoscono la bontà dei nostri pasti e l’efficienza del nostro servizio».

SPRECHI E RISPARMI Il nuovo corso, già partito, permette di risparmiare parecchio denaro pubblico. Di anno in anno, infatti, il prezzo del servizio era lievitato fino a quasi 18 euro più Iva. E, prendendo in esame solo gli ultimi tre lustri, all’Azienda sanitaria e alla Regione i pasti sono costati 750mila euro all’anno in più rispetto al costo annuale ottenuto grazie all’ultima aggiudicazione. Moltiplicati per 15 anni, portano alla cifra record di 11 milioni e 250mila euro: tanto si sarebbe risparmiato se il regime di risparmi fosse stato introdotto prima. Con l’ultimo prezzo offerto da Siarc, invece, la spesa sarebbe stata comunque superiore di circa 100mila euro all’anno rispetto a quanto si pagherà a Elior. Ma perché questi prezzi negli anni passati? Forse perché la formulazione dei capitolati non consentiva con prescrizioni ad personam la partecipazione di altre società e le gare venivano fatte in periodi particolari dell’anno (sotto Natale o in piena estate) senza la necessaria pubblicità? Chissà, sono comunque storie che appartengono al passato: l’ultima gara ha avuto grande visibilità, più aziende partecipanti e, in prospettiva, risparmi milionari per la Regione.

 

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