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FILO ROSSO | Gli equilibri pericolosi nella cosca Giampà

LAMEZIA TERME A novembre 2016 viene trovato un arsenale detenuto, secondo i carabinieri che li arrestano, da Saverio Torcasio e Pasquale Caligiuri. A questo punto Saverio Giampà e Gianluca Notarian…

Pubblicato il: 28/06/2017 – 15:57
FILO ROSSO | Gli equilibri pericolosi nella cosca Giampà

LAMEZIA TERME A novembre 2016 viene trovato un arsenale detenuto, secondo i carabinieri che li arrestano, da Saverio Torcasio e Pasquale Caligiuri. A questo punto Saverio Giampà e Gianluca Notarianni, fermati mercoledì nel corso dell’operazione antimafia Filo Rosso, ipotizzano che quelle armi fossero destinate a compiere azioni omicidiarie nei confronti del loro gruppo. Senza sapere di essere intercettati dagli agenti della Squadra mobile parlano tra di loro della necessità di recuperare risorse economiche per affrontare e semmai giocare d’anticipo nei confronti della cosca avversaria.
Gianluca: «Che gli hanno trovato a quelli, non sto dormendo per niente».
Saverio: «Minchia ieri sera ci pensavo».
Gianluca: «Io non sto dormendo».
Saverio: «Ma devo fare saltare tutto».
Gianluca: «Ma questi qua allora hanno qualcosa davvero contro di noi, con me, eh… mo vediamo che dobbiamo fare, se mi vogliono fare qualcosa a me e a te».
Saverio: «Se mi riprendo economicamente li “sbundo”, mi devo riprendere economicamente».

LE ESTORSIONI PER “RIPRENDERSI” E I NUOVI ASSETTI I giovani della cosca vogliono riprendersi il territorio, vogliono ritrovare il controllo di tutte le attività di via del Progresso, zona da sempre sotto il controllo del clan. Sono le estorsioni a rappresentare non solo un’entratura economica ma anche una rappresentazione della egemonia del gruppo, del loro potere intimidatorio. Ma non solo. Creano dei gruppi di potere, delle alleanze. Ritengono, per esempio, che Vincenzo Giampà, detto “Camacio”, una volta uscito dal carcere dovrà rendere conto a loro – «ha finito il Camacio», «l’America è finita», «siamo cresciuti anche noi ehe».
In una conversazione tra Saverio Giampà, Gianluca Notarianni e Luigi Leone, a dicembre 2016, inoltre, si discute del fatto che Vincenzo Torcasio “Giappone”, appartenente a un gruppo autonomo e contrapposto, si stava avvicinando al nuovo schieramento e gli aveva mostrato il suo interessamento a formare un’unica compagine. Il gesto di vicinanza era costituito dalla consegna di 100 euro date a Saverio Giampà da consegnare al fratello Davide durante il prossimo colloquio in carcere.
Saverio: «Lo sai chi mi ha dato 100 euro ieri? …a forza… “U Giappone”».
Omissis…
Luca: «E cosa gli hai detto?».
Saverio: «Mi ha fermato, ha detto che mi doveva parlare, poi ha detto “tieni 100 euro, dalli a tuo fratello”, a mamma glieli ho dati, non te la prendere a male, “solo che gli dovevo comprare le tute invece delle tute mandagli 100 euro almeno gli mandi i soldi”».
Luca: «Vanno a colloquio?».
Saverio: «Domenica sera partono, U Giappone 100 euro a mio fratello ha mandato!».
Luca «Anzi (meravigliato/ piacevolmente stupito) Vincenzo?».
Saverio: «Vincenzo!».
Luca: «Anzi!, (esclamazione compiaciuta) ma sono stati in galera insieme a Cosenza? si, a Cosenza è stato Giappone con tuo fratello».
Saverio: «Ma dice che questo si vuole legare con noi».

 

LE FRIZIONI INTERNE ALLA COSCA L’episodio è recentissimo, il 27 maggio scorso. Una nuova esplosione scuote la città. Un ordigno rudimentale esplode davanti a casa di Saverio Giampà provocando danni all’immobile. Non si tratta di una faida tra cosche rivali, o di una intimidazione, ma di una frizione interna al gruppo. Infatti dell’accaduto sono accusati gli appartenenti allo stesso clan: Gianluca Notarianni, Giuseppe Cappello e Fabio Vescio. Saverio Giampà avverte subito Michael Mercuri: «Mi hanno messo una bomba al cancello».
I due intuiscono subito di chi si tratta e non tardano a mettere in atto la loro vendetta. Il 16 giugno, infatti, una chiamata la 113 segnalava un’aggressione in via dei Bruzi a danno di un soggetto nei confronti del quale gli esecutori manifestavano inoltre il proposito di darlo alle fiamme, di “bruciarlo”. Il soggetto in questione era Fabio Vescio. Intervenuti sul posto gli agenti riescono a bloccare uno degli aggressori, Michael Mercuri, con la t-shirt macchiata di sangue non suo.
Nel frattempo, è quasi l’una di notte, Vescio chiama Gianluca Notarianni.
Gianluca: «Compare, dimmi».
Fabio: «Oh Luca, mi hanno ammazzato di “palate” (botte) dove sei?».
Gianluca: «E dove sei?».
Fabio: «Proprio qua, sotto dove il cugino, dentro la cosa, qua al Midway, vieni qua, corri, li sotto sono, “bastardi”…».
Gianluca: «E chi ti ha picchiato?».
Fabio: «Saverio e Maicolino, sbrigati».
Gianluca: «Ok, sto arrivando».
Fabio: «Mi hanno fatto salire questi “bastardi” e mi hanno portato qua, tengo tutto il viso pieno di sangue».
Gianluca: «Davvero?».
Fabio: «Sbrigati, vieni qua o Luca per favore».
Gianluca: «E dove sei adesso, non è che sei da loro?».
Fabio: «Qua sotto dove “squillo”(soprannome di persona), più sotto, la, vieni che inc., ciao».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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