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«Ciconte inadatto, Catanzaro lo ha rifiutato»

REGGIO CALABRIA «È curioso leggere l’analisi del voto di Ciconte e constatare come, nonostante i numeri impietosi, continui a non riconoscere e ad imputare a sé stesso e alla sua coalizione trasver…

Pubblicato il: 29/06/2017 – 11:28
«Ciconte inadatto, Catanzaro lo ha rifiutato»

REGGIO CALABRIA «È curioso leggere l’analisi del voto di Ciconte e constatare come, nonostante i numeri impietosi, continui a non riconoscere e ad imputare a sé stesso e alla sua coalizione trasversale e trasformista, la responsabilità della peggior sconfitta del centrosinistra a Catanzaro dopo (per un pugno di voti) la sconfitta di Michelino Lanzo nel 2001» È quanto si legge in una nota del consigliere regionale dp e presidente della commissione contro la ‘ndrangheta in risposta alle dichiarazioni di Vincenzo Ciconte sulla sconfitta alle ultime amministrative di Catanzaro. «Attribuire a Nicola Fiorita la responsabilità della sconfitta è infatti la testimonianza di quanto il candidato sconfitto ben poco abbia capito di Catanzaro. Basta un dato, invece, per far comprendere le cose – spiega Bova -: al primo turno, grazie al traino dei candidati consiglieri, nonostante un voto disgiunto record (-13% rispetto alle sue liste), Ciconte raccoglieva circa 16mila voti. Al ballottaggio, appena 15 giorni dopo e senza traino delle liste, riusciva ad arrivare a malapena a 12mila voti, meno di quanti ne abbia raccolti lo stesso Fiorita al primo turno.Ecco quindi che nei numeri c’è tutto il rifiuto di Catanzaro nei confronti di Ciconte, del suo progetto e di chi lo ha avallato. Non si capisce perché, poi, Fiorita avrebbe dovuto ritirare la propria candidatura – sostenuta dal 24% dei catanzaresi – in favore di quella di un candidato e di un progetto evidentemente invisi alla città. La democrazia, se ne faccia una ragione Ciconte, funziona così: al netto delle limitazioni imposte dalla legge, ognuno è libero di candidarsi. E ognuno è libero di rifiutare accordi e promesse prelettorali quando in gioco c’è il futuro di una comunità».
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Nei numeri, poi – prosegue il consigliere regionale -, è evidente anche quanto la sua spasmodica ricerca di una grande alleanza in grado di mandare a casa Sergio Abramo, si sia tradotta in un fallimentare progetto di potere tenuto insieme solo dalla volontà di qualcuno di rimanere in maggioranza e governare la città, senza alcun interesse per la città medesima. Così come nessun interesse per la città lo dimostra Ciconte parlando di candidatura di servizio per il partito. Servizio di cui, numeri alla mano, avremmo fatto volentieri a meno.Essersi fatto garante di questo progetto e aver richiesto al Pd di poterlo portare avanti, non solo è stata quindi una decisione politicamente distante dalle esigenze della città, ma inoltre non ha fatto altro che confermare quanto vado dicendo da mesi: Ciconte non era il candidato migliore per Catanzaro. E sono felice che sia proprio lui a darmi atto di essere stato l’unico a dissentire nel corso delle due riunioni in cui si è imposta di fatto la sua candidatura. Piuttosto, avrei voluto e sperato che qualcun altro sostenesse con coraggio, in quelle riunioni, ciò che andava dicendo privatamente. Per quanto riguarda il metodo con cui si è arrivato alla designazione della candidatura di Ciconte, è meglio stendere un velo pietoso. Ne discuteremo nelle sedi di partito più opportune, certo non sui giornali. Questa volta non sarà data a nessuno l’occasione di evitare il confronto e l’analisi del voto, da anni disattesa nel nostro partito».
«Quanto alla mia partecipazione alla campagna elettorale – conclude Bova -, stia tranquillo Ciconte: il leader delle preferenze in città, alle scorse regionali, è stato proprio lui. E nella lista del Pd sono confluiti i candidati scelti da pezzi da novanta del partito come Enzo Bruno nonché da tutti i segretari di circolo di Catanzaro. Il mio apporto, che comunque non è andato a nessun altro candidato, sarebbe stato ininfluente. Mi sono tenuto alla finestra per rispetto del partito, sì, ma soprattutto per rispetto della mia etica e delle mie convinzioni politiche. Se poi Ciconte è convinto che l’astensione sia stata determinata dal sottoscritto, visti i numeri dell’astensione al ballottaggio, ironicamente mi viene da dire che forse il Pd avrebbe dovuto chiedere a me di candidarmi a sindaco del capoluogo. Ovviamente, però, non avrei accettato e avrei ribadito la proposta di candidare Nicola Fiorita».

 

 

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