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Fiorita risponde a Ciconte: «Si chieda perché non è stato votato»

CATANZARO «Mi piacerebbe riuscire sempre a conservare uno stile e una certa eleganza nel confronto politico. Per esempio credo che non sia molto elegante infierire sugli sconfitti e perciò mi ripro…

Pubblicato il: 29/06/2017 – 10:00
Fiorita risponde a Ciconte: «Si chieda perché non è stato votato»

CATANZARO «Mi piacerebbe riuscire sempre a conservare uno stile e una certa eleganza nel confronto politico. Per esempio credo che non sia molto elegante infierire sugli sconfitti e perciò mi ripromettevo di astenermi per quanto possibile dai giudizi sul candidato del centro sinistra. Ma trovo altrettanto inelegante attribuire ad altri le responsabilità dei propri fallimenti, così che mi sento proprio costretto a qualche piccola precisazione». Nicola Fiorita risponde alle dichiarazioni di Vincenzo Ciconte (potete leggerle qui), candidato a sindaco del Pd a Catanzaro. Ciconte, rispondendo alle dichiarazioni di Arturo Bova nell’ultima puntata di Hashtag, ha messo nel mirino la scelta neutrale di Nicola Fiorita per il ballottaggio. Scelta che avrebbe, secondo l’ex assessore regionale, spianato la strada alla vittoria di Sergio Abramo. Il docente dell’Unical, ovviamente, non è d’accordo:  «Le dichiarazioni di Ciconte – spiega in una nota – rivelano un’assoluta e perdurante incapacità di leggere bisogni, orientamenti e desideri della società catanzarese così come dimostrano un’assoluta e perdurante incapacità di analisi politica e di autocritica».
«Sostenere che la vittoria di Abramo sarebbe colpa nostra – dice ancora Fiorita – perché non avremmo accettato l’alleanza con lui significa continuare ad immaginare – anche dopo la più clamorosa sconfitta (Oristano esclusa) delle amministrative – di essere l’ombelico del mondo, di possedere una egemonia a cui tutti dovrebbero sottostare. Il senso di queste elezioni, il cammino regressivo della sua grande coalizione, dimostrano piuttosto che Ciconte porta sulle spalle tutto il peso della responsabilità della vittoria di Abramo, non avendo voluto appoggiare chi lo avrebbe potuto sconfiggere». 
Dal candidato sconfitto, secondo l’animatore di Cambiavento, arriva un’«analisi autoassolutoria» che «si fonda sull’idea – che noi rifiutiamo in maniera assoluta – che i rappresentanti di un movimento possiedano pacchetti di voti spostabili a piacimento e collocabili a sostegno di qualsivoglia progetto. Nel ballottaggio abbiamo lasciato libertà di voto, nel ballottaggio io non ero presente, nel ballottaggio si sfidavano Abramo e Ciconte. Se Ciconte ha convinto solo una esigua minoranza di persone si chieda perché non è stato votato, piuttosto che chiedersi chi lo avrebbe dovuto far votare».
«Per quanto faccia male – è la chiosa del prof –, perdere fa parte della democrazia, imparare a perdere invece fa parte della vita».

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