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Omicidio-suicidio a Montalto, accertamenti sulla detenzione dell’arma

COSENZA Il giorno dopo la tragedia di Montalto si respira un’atmosfera di incredulità e dolore composto. Il pensiero va alla giovane Alessia, la figlia dell’agente della polizia penitenziaria Giova…

Pubblicato il: 29/06/2017 – 10:53
Omicidio-suicidio a Montalto, accertamenti sulla detenzione dell’arma

COSENZA Il giorno dopo la tragedia di Montalto si respira un’atmosfera di incredulità e dolore composto. Il pensiero va alla giovane Alessia, la figlia dell’agente della polizia penitenziaria Giovanni Petrasso che attorno alle 9 di mercoledì ha ammazzato la moglie – nella loro villetta a Montalto Scalo – con la pistola di ordinanza e poi si è sparato puntandosi l’arma alle tempie. Prima di uccidersi ha cercato di fare in modo che la figlia – che si era appena svegliata – rimanesse in camera sua. La ragazza, udendo i colpi, è uscita dalla stanza e ha trovato la madre Maria Grazia Russo, di 46 anni, riversa in una pozza di sangue e il padre agonizzante. Ha avuto la forza di chiamare il 112 e il 118 ma l’uomo è deceduto dopo alcuni istanti. La coppia ha un altro figlio, che si trovava a Firenze per motivi di studio. 
Nella giornata di giovedì si dovrebbe svolgere l’autopsia sui due corpi. Il quadro per gli inquirenti sembra delineato ma sono diversi ancora gli aspetti da chiarire. Come gli accertamenti sulla detenzione dell’arma da parte dell’agente che – da quanto emerso negli ultimi tempi avrebbe sofferto di stati d’ansia. 
«Il quadro è chiaro – ha detto il procuratore capo Mario Spagnuolo – ma aspettiamo gli esiti degli accertamenti tecnici che con grande professionalità sta portando avanti la Scientifica dei carabinieri supportata dal medico legale e dall’esperto balistico. Sembrerebbe il classico caso di omicidio-suicidio che però non si chiude. La Procura continua a lavorarci perché dobbiamo cercare di capire, non tanto le motivazioni, ma le circostanze che hanno caratterizzato la disponibilità legale di un’arma». Le indagini sono in corso e data anche la delicatezza del caso il procuratore Spagnuolo non può aggiungere altro. 
Sulla stessa lunghezza d’onda il procuratore aggiunto Marisa Manzini che sta coordinando – assieme a Spagnuolo – le indagini affidate al pm di turno Antonio Bruno Tridico: «Si tratta di una tragedia familiare, come ce ne sono tante in questo periodo storico. Quello che è emerso è che un marito ha ucciso con colpi di arma da fuoco la moglie. Sicuramente ci sarà alla base una motivazione ma che per la Procura diventa superabile perché l’omicida si è poi suicidato. Resta tutto da delineare e comprendere il tema della detenzione dell’arma. Resta da vedere, in questi casi, e sarà compito della Procura verificarlo, se questa persona avesse tutte le caratteristiche necessarie per continuare a detenere l’arma». 

mi. mo.

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