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«Quella farmacia di Cosenza era il supermarket del doping»

COSENZA «Un’operazione importantissima per la quale è stata fondamentale la collaborazione con il Nas e i carabinieri del comando provinciale». È il commento del procuratore capo di Cosenza, Mario …

Pubblicato il: 29/06/2017 – 9:41
«Quella farmacia di Cosenza era il supermarket del doping»

COSENZA «Un’operazione importantissima per la quale è stata fondamentale la collaborazione con il Nas e i carabinieri del comando provinciale». È il commento del procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo, sull’operazione condotta all’alba di giovedì che ha portato al sequestro di una farmacia, situata in località Sant’Ippolito alle porte di Cosenza.

LE PERSONE COINVOLTE I militari del Nas di Cosenza, in collaborazione con i colleghi del comando provinciale, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip Giusy Ferrucci, su richiesta della Procura, nelle persone del sostituto procuratore titolare del fascicolo, Giuseppe Visconti, del procuratore aggiunto, Marisa Manzini e del procuratore capo Mario Spagnuolo. I due arrestati sono entrambi cosentini, un farmacista 63enne, Antonio Verre, e il presidente di un associazione sportiva dilettantistica di ciclismo di 67anni, Aldo Tarditi, accusati di aver messo in commercio attraverso canali illeciti farmaci dopanti destinati ai ciclisti dell’associazione. Le indagini hanno evidenziato responsabilità penali a carico di altri indagati a piede libero, tra cui: un medico di base, Filippo Verre, fratello del farmacista, a cui risalgono i ricettari con cui venivano prelevati i farmaci e concretizzata la truffa al sistema sanitario che sarà sottoposto ad interrogatorio nei prossimi giorni finalizzato all’eventuale irrogazione della sospensione dall’esercizio della professione medica; una dipendente della farmacia, Franca Tarsitano, accusata di esercizio abusivo della professione sanitaria, non essendo risultata in possesso dei titoli necessari per esercitare all’interno della farmacia; due ciclisti dell’associazione Romano De Paola e Francesco Savaia, accusati di aver acquistato e utilizzato illecitamente i farmaci dopanti. Indagato anche un infermiere per il quale però la Procura non ha chiesto misure cautelari. Diversi i reati contestati, principalmente quello di truffa aggravata di cui dovrà rispondere il farmacista. 
In aggiunta ai provvedimenti cautelari personali è stato disposto il sequestro preventivo della farmacia Verre che si trova a Sant’Ippolito di Cosenza e il sequestro per equivalente di 734mila euro. La farmacia però – ha specificato Spagnuolo in conferenza stampa – resterà in servizio. 

 

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(L’intervista al procuratore Mario Spagnuolo)

LA CONFERENZA STAMPA «Ciò che è grave – ha aggiunto il procuratore capo – è il comportamento di un farmacista che poneva a carico del servizio sanitario farmaci costosi che venivano ceduti al presidente di una squadra ciclistica dilettantistica. È molto triste evidenziare come anche lo sport dilettantistico venga macchiato da questi episodi. Emerge con chiarezza che come c’è domanda di droga, c’è domanda di doping che è illegale. Il farmacista si è procacciato un guadagno di circa un milione di euro. Abbiamo ottenuto il sequestro della farmacia che resterà in servizio».
Spagnuolo ha ricordato un’indagine simile condotta quando era procuratore capo di Vibo e ha spiegato come si arriva a realizzare attività investigative di questo tipo: «C’è la tracciabilità dei farmaci attraverso il codice a barra. Faccio un appello alla stampa affinché i cittadini vengano sempre informati sugli effetti del doping e sappiano che la Procura c’è sempre». 

«UN DANNO ALLA SALUTE» Il procuratore aggiunto Manzini ha evidenziato alcuni aspetti importanti e al tempo stesso allarmanti: «Gli autori dei diversi reati sono soggetti che dovrebbero tutelare la salute delle persone. Invece hanno posto in essere un’attività che andava a confliggere con la salute di queste persone. Il farmacista ha truffato il sistema sanitario dal 2010 al 2017 per un importo accertato di oltre 800mila euro. Le persone bisognose sono costrette a pagare anche gli antipiretici, mentre in questa vicenda il farmacista falsificava le ricette mediche. Le indagini si sono sviluppate per molto tempo. Uno degli assuntori – indagato in questa indagine – che aveva ricevuto i farmaci dal presidente dell’associazione dei ciclisti, è stato squalificato a Catania durante una competizione perché venne accertato che avesse assunto farmaci dopanti. L’atleta è stato anche condannato in via definitiva per quella vicenda». 

«UNA FARMACIA COME SUPERMERCATO DEL DOPING» Il pm Visconti ha ringraziato il Nas «per la professionalità e il continuo impegno» ed è entrato nel dettaglio delle indagini: «Le investigazioni partono da prescrizioni di farmaci di alto costo. In particolare del farmaco Aranesp, una confezione da 300 mg costa 750 euro, mentre una da 500 costa 1.266 euro. Si tratta di un farmaco proibito dalla legge sul doping. La sua funzione è quella di stimolare la circolazione dei globuli rossi nel sangue e infatti serviva per migliorare le prestazioni agonistiche. I Nas hanno poi verificato prescrizioni anche di altri farmaci. Erano ricette con intestatari inesistenti e pure i medici prescrittori erano fittizi. I farmaci venivano ceduti dal farmacista sia a soggetti non individuati e sia al presidente di questa associazione ciclistica, che a sua volta li cedeva ai tesserati». «La farmacia – ha spiegato il magistrato – era considerata un vero e proprio supermercato di prodotti dopanti. Ovvero di anabolizzanti, diuretici, ormoni, agenti mascheranti che anche se non propriamente vietati venivano usati per alleggerire il carico epatico. Dalle indagini è emerso un dato inquietante: il concetto base era che l’assunzione di farmaci dopanti fosse fisiologica all’attività sportiva. Sono state, infatti, intercettate frasi inquietanti, come “se il ciclista non si fa la puntura non può gareggiare”. Emerge, inoltre, un’assunzione quotidiana dei farmaci dopanti». Il colonnello Fabio Ottaviani, comandante provinciale dei carabinieri, ha evidenziato il lavoro proficuo e intenso svolto dai Nas. Il tenente colonnello, Vincenzo Maresca, comandante del gruppo Nas per l’Italia meridionale, ha ringraziato «la Procura perché abbiamo lavorato in modo sinergico. Dobbiamo stare sempre attenti a questo fenomeno, che è diventato sempre più esteso».  

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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