MILANO Il boss della ‘ndrangheta Rocco Papalia, definito il “padrino” di Buccinasco (Milano), considerato uno dei più importanti capi della mafia calabrese al nord e scarcerato lo scorso maggio dopo 25 anni di detenzione, è ancora socialmente pericoloso e nei suoi confronti deve essere mantenuta la «misura di prevenzione della sorveglianza speciale» con «obbligo di soggiorno» nel comune a sud del capoluogo lombardo «per cinque anni» e di «ricercare, compatibilmente con le imperfette condizioni di salute, un lavoro». Lo ha deciso la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia, respingendo l’istanza della difesa che aveva chiesto la revoca della misura. La Questura in una recente informativa al Tribunale ha fatto presente che allo stato non si conosce quale sia «la sua attuale fonte di reddito», mentre Papalia ha sostenuto di «vivere con quello che guadagna la moglie, proprietaria di un negozietto a Milano». Lo scorso 14 maggio, tra l’altro, il boss dopo la scarcerazione aveva partecipato alla prima comunione di una nipotina.
Nel provvedimento del collegio (Roia-Tallarida-Pontani) viene ricordato che Papalia, 66 anni, è stato condannato, tra le altre cose, per concorso in omicidio, sequestri di persona e traffico di stupefacenti, e che avrebbe fatto parte «col ruolo di capo e promotore di un’organizzazione criminale armata operante sul territorio milanese in collegamento con la ‘ndrangheta calabrese». Secondo i giudici, tra l’altro, «l’estrema difficoltà di svolgere, per motivi di salute (invalidità nella misura del 75%), una stabile e regolare attività lavorativa da cui ricavare una retribuzione sufficiente (…) non consente di valutare il comportamento lavorativo del sorvegliato speciale in ambiente libero e di apprezzarne l’eventuale irreversibile distacco dagli ambienti criminali con cui in passato manteneva costanti contatti». Da qui anche si impone, a detta dei giudici, «il mantenimento della misura di prevenzione anche con l’ulteriore vincolo dell’obbligo di soggiorno nel comune di residenza», proprio al fine «di accertare se sia in atto o meno un’effettiva e profonda revisione critica da parte del sorvegliato speciale, tenuto conto dell’intenso periodo criminale di particolare spessore». I giudici, quindi, hanno deciso di confermare la misura di prevenzione che venne emessa a carico di Papalia 23 anni fa, nel 1994, modificando però alcune delle prescrizioni e inserendo quella di ricercare un lavoro compatibile con le sue condizioni di salute. Il boss non si potrà, poi, allontanare da casa senza preventivamente avvisare le forze dell’ordine, dovrà «vivere onestamente», «rispettare le leggi» e non potrà frequentare pregiudicati. E ancora: non potrà rincasare dopo le ore 22 e non potrà «uscire la mattina prima delle ore 7 senza comprovata necessità», non potrà detenere armi e «partecipare a riunioni in luogo pubblico». Gli è stato concesso, invece, di uscire da Buccinasco per una visita medica.
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