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Catanzaro, nel Pd è già resa dei conti

CATANZARO La stagione dei lunghi coltelli si è aperta nel Pd catanzarese. Anticipando le intenzioni di Matteo Renzi, che avrebbe chiesto i congressi calabresi a ottobre, il circolo “E. Lauria” di C…

Pubblicato il: 05/07/2017 – 9:35
Catanzaro, nel Pd è già resa dei conti

CATANZARO La stagione dei lunghi coltelli si è aperta nel Pd catanzarese. Anticipando le intenzioni di Matteo Renzi, che avrebbe chiesto i congressi calabresi a ottobre, il circolo “E. Lauria” di Catanzaro centro martedì ha dato il via allo scontro tra i democratici. L’occasione è stata la riunione voluta per analizzare il voto a Catanzaro. A lanciare la pietra nello stagno, dopo la cocente sconfitta alle Amministrative nonostante la candidatura di Enzo Ciconte, è stato il segretario Pasquale Squillace. Sul piatto, Squillace ha messo le sue dimissioni, ma ciò che resta alla discussione politica sono le parole con cui, senza mezzi termini, ha accusato il partito regionale e provinciale di non essere stato in grado di ascoltare le istanze della base del Pd locale: «Mi è stato impedito di svolgere il mio ruolo, quello cioè di fare da collante tra il territorio e le strutture decisionali». Il riferimento alla scelta della candidatura di Enzo Ciconte è tutt’altro che involontario: «In più occasioni – ha continuato Squillace – avevamo avvertito della possibilità di ripetere l’esperienza negativa che aveva già condotto il Pd alla sconfitta a Cosenza, ma non siamo stati ascoltati».
Il caso (forse) vuole che l’obiettivo degli strali di Squillace però sia uno solo: Ernesto Magorno, segretario regionale ma anche commissario provinciale Pd. Così, tra l’attacco alla decisione di istituire un pool di “saggi” cui demandare tutti il lavoro sulle Amministrative, la scelta della candidatura di Enzo Ciconte che ha determinato una spaccatura profonda nella base del partito e la cocente sconfitta al ballottaggio con Ciconte capace di raccogliere soltanto i due terzi dei già pochi voti presi al primo turno, sono gli addebiti che Squillace fa a Magorno e a chi lo ha sostenuto in questi ultimi cinque mesi.
Come detto, Squillace ha messo sul piatto le proprie dimissioni, rigettate con forza dall’assemblea, con la possibilità di ritirarle soltanto in caso di dimissioni da parte di Magorno e di tutta la dirigenza locale del Pd.
Ma pensare che la voce di Squillace sia solitaria sarebbe un errore. Gli stessi addebiti fatti a Magorno dal segretario del “Lauria”, già nei giorni scorsi, altri 3 segretari di circolo catanzaresi, Maurizio Caligiuri, Antonio Gigliotti e Pasquale Puzzonia, li avevano spediti pubblicamente allo stesso obiettivo: «Un sindaco che non aveva brillato per successi e qualità amministrativa si è potuto giovare degli errori dello schieramento che avrebbe dovuto conquistare i cittadini su un’alternativa credibile. Perciò a nostro avviso, non si può giocare a scaricabarile tra partito, candidato a sindaco e coalizione, che evidentemente hanno saputo attrarre solo le critiche dell’elettorato. Il Pd confinato a un residuale 5%, la coalizione logorata nella ricorsa convulsa dei preferenze individuali e il candidato sindaco incapace di percepire in tempo ampiezza e qualità del voto disgiunto. Chi ha pianificato e condotto, ai vari livelli, queste impostazioni abbia adesso la dignità di assumersene ogni responsabilità e farsi da parte».
E non è un caso, probabilmente, neanche il fatto che tanto Squillace, quanto i suoi tre colleghi, abbiano aperto una parentesi sull’esigenza di trasparenza nei prossimi congressi: «Prepariamo il congresso cittadino e provinciale, senza scorciatoie tese a garantire di nuovo pacchetti di tessere per inaccettabili ambizioni personali. Le recenti elezioni dimostrano che si possono vincere i congressi e perdere subito dopo clamorosamente le elezioni», avevano detto i tre segretari. Squillace, ieri, ha rincarato la dose: «Non si può pensare di continuare a gestire un partito utilizzando tesseramenti gonfiati o con la logica dei potentati. A maggio ci è stato impedito di procedere alle elezioni degli organi del partito cittadino perché evidentemente faceva comodo continuare ad avere un partito debole a livello locale».

Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it

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