REGGIO CALABRIA C’è anche l’assessore regionale alle Attività produttive Carmen Barbalace tra i 291 indagati nell’ambito dell’inchiesta “Mandamento”, che ieri ha portato in carcere 116 persone accusate di far parte delle principali cosche della fascia jonica reggina.
Barbalace, dipendente della Regione Calabria e nominata in giunta dal governatore Oliverio nell’estate del 2015, è accusata di abuso d’ufficio in concorso, truffa aggravata e truffa aggravata per il conseguimento delle erogazioni pubbliche.
L’INDAGINE La vicenda che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati dell’assessore “tecnico” risale al periodo 2010-2012 e riguarda un imprenditore agricolo, Giuseppe Scaramozzino, anche lui inquisito, che, per mezzo di «artifici e raggiri», avrebbe simulato il possesso di requisiti, in realtà inesistenti, per partecipare a un bando e ottenere un finanziamento di 55mila euro. Barbalace, assieme a Giovanni Aramini e Salvatore Spinelli, in qualità di componenti della commissione di riesame delle istanze prodotte dagli esclusi della graduatoria provvisoria del bando regionale Psr Calabria (misure 112 e 121), nell’esaminare la domanda di Scaramozzino, non sottoscritta, e redigere il verbale finale, avrebbero ammesso al finanziamento l’imprenditore «senza rilevare le violazioni procedurali» e «senza verificare che la pratica fosse espletata secondo la legge».
Scaramozzino, infatti, evidenziano gli inquirenti, aveva attestato il possesso dei requisiti previsti dal bando relativi a competenze e conoscenze professionali maturate attraverso lo svolgimento di attività agricola per più di due anni. «Requisiti in realtà non posseduti alla data di presentazione della domanda di aiuto al Psr Calabria 2007/2013», scrive la Dda nel decreto di fermo. Tra gli indagati figurano anche il dipendente della Regione Francesco Chiellino, che avrebbe validato un contratto di locazione presentato da Scaramozzino non rispondente al requisito prescritto dal bando, e l’ex direttore generale Giuseppe Zimbalatti, che ha sottoscritto il decreto di concessione di un primo premio di finanziamento (35mila) euro dopo i 18 mesi dall’apertura della partita Iva e dell’iscrizione alla Camera di commercio, in contrasto quindi con le normative di riferimento secondo cui «il sostegno all’insediamento dei giovani agricoltori deve essere adottato entro 18 mesi dal momento dell’insediamento».
LA GIUNTA Il caso Barbalace pone anche un problema politico. Nel 2015 Oliverio aveva azzerato la sua prima “mini-giunta” in seguito alle indagini a carico degli assessori Carlo Guccione, Vincenzo Ciconte e Nino De Gaetano nell’ambito dell’inchiesta sulla Rimborsopoli calabrese, coordinata dalla Procura di Reggio Calabria. Quella bufera giudiziaria aveva spinto il governatore a formare l’esecutivo dei “professori”. A distanza di due anni, uno dei sette assessori tecnici finisce in un’altra inchiesta per presunti abusi commessi nell’esercizio delle sue funzioni di dipendente regionale.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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