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Una legge per il sistema termale (pubblico)

Il termalismo rappresenta per la Calabria un settore che, se adeguatamente protetto e sviluppato, può fungere da volano per l’economia della regione se ben coniugato come fenomeno produttivo di sal…

Pubblicato il: 05/07/2017 – 15:49

Il termalismo rappresenta per la Calabria un settore che, se adeguatamente protetto e sviluppato, può fungere da volano per l’economia della regione se ben coniugato come fenomeno produttivo di salute, benessere e turismo.
Le acque termali sono una risorsa naturale unica; le ricerche in campo medico hanno confermato ciò che da millenni si supponeva riguardo alle loro proprietà e alle caratteristiche intrinseche ed estrinseche. In buona sostanza, rappresentano un “farmaco naturale” in grado di migliorare sensibilmente la salute e di attrarre economia diretta e indotta. La loro capacità attrattiva è chiara, così come è lampante la loro capacità seduttiva: oltre il 70% dei pazienti che si avvale di cure termali negli anni successivi ritorna ad usufruirne (tranne che in Calabria!).
Gli aspetti positivi non si limitano tuttavia all’ambito prettamente salutistico. Nel resto d’Italia e nel mondo intero la parola “terme” è sinonimo di fonte di benessere e di accelerazione turistica. È qui, dunque, che entra in gioco la sua poliedricità. L’essere una risorsa che troverebbe il suo potenziale partner ideale in una regione, come la Calabria, che di turismo potrebbe e dovrebbe vivere, arricchendo le proprie comunità, tali e tante sono le risorse naturali e artistiche che il suo territorio può spendere nel migliore «catalogo» di promozione internazionale. Ma questa è mera teoria, puntualmente smentita nella pratica!
Le terme e le loro acque sono un patrimonio naturale, con caratteristiche uniche nel loro genere lato sensu. Di conseguenza, è necessario preservarlo e dotarlo di enormi potenzialità da sfruttare mediante un percorso di crescita condiviso da tutte le strutture termali e partecipato dal sistema autonomistico regionale. Ciò in quanto l’insieme produttivo di tutta la filiera termale in senso stretto, che si ricorda essere di proprietà pubblica, costituisce un tesoro liberamente sfruttabile, ancorché in modo accorto e pubblicamente tutelato, in grado di cambiare le sorti di un territorio in profonda crisi, com’è quello calabrese. Rappresenterebbe così il modo più naturale per generare una nuova e qualificata occupazione e ricostruire un tessuto economico basato su una industria termale certamente in grado di collaborare sensibilmente all’incremento dei Pil locali.
Purtroppo le terme, meglio i loro impianti da rendere disponibili all’utenza nazionale e internazionale, rimangono oramai, da troppo tempo, una bella speranza e, nel contempo, una occasione perduta.
Tutto questo è avvenuto a causa di due concomitanti fenomeni negativi: la cattiva conduzione degli impianti da parte dei gestori, sia pubblici che privati, e l’assoluta distrazione della politica che non decide, meglio che decide male. La prima ha rappresentato la causa, il principale elemento diretto del mancato successo: troppa attenzione al profitto, peraltro immeritato, e nessuna propensione agli investimenti, tale da lasciare scontenti e inorriditi gli utenti sulla godibilità dei servizi, soprattutto quelli riguardanti la ricettività e lo svago che necessariamente accompagnano il pre e il post trattamento. La seconda ha costituito la prova della non lungimiranza e della (in)generosità da parte del ceto politico che ha lesinato interessamenti diretti e garantito un eccessivo permissivismo nei confronti dei gestori, pubblici e privati, che hanno fatto ciò che volevano e non ciò che fosse indispensabile per garantire crescita e ricchezza pubblica.
Le strutture termali presenti in Calabria sono sei, dislocate in tre provincie (Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria), e offrono un’offerta termale ancora embrionale. Emblematica è la condizione in cui esse versano, purtroppo libere come sono di una legge che non c’è e che, invece, ci vorrebbe. Una legge che riconoscesse al sistema termale un ruolo essenzialmente pubblico, seppure partecipato da un privato investitore reale e non teorico, tale da riconoscergli la migliorecittadinanza nel più ampio mercato del turismo della salute internazionale.
Non farlo oggi rappresenterebbe la reiterata colpa della politica che governa la regione che, prima di ogni altra, ha la possibilità di cambiare le regole e, con esse, garantire il presente e il futuro di tanti giovani.

*laureando Unical

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