COSENZA «Appena conclusa la due giorni nazionale del Fronte Democratico a Roma dedicata all’analisi del voto delle recenti amministrative dedicata all’ analisi del voto amministrativo e alla programmazione del futuro, un dato che emerge inconfutabilmente è quello che il Pd queste elezioni le ha perse». Lo afferma, in una nota, il consigliere del Pd del Comune di Cosenza e consigliere nazionale dell’Anci Marco Ambrogio. «E questa presa di coscienza – aggiunge – è un dato assai significativo, fosse altro perché certifica la serietà di un gruppo dirigente nazionale che non vuole vivere di illusioni ma che anzi vuole avere ben chiara la realtà dei fatti, cercando di reagire programmando le stagioni future. Insomma studiare gli errori per evitare di commetterne di uguali. È proprio nel mio intervento ho voluto parlare di Calabria, regione in cui da sempre si è abituati a sottostare ai diktat romani, preferendo sempre di più candidature calate dall’alto venute fuori da cerchie ristrette di persone che hanno perso ormai il contatto reale con i calabresi. Un partito dunque,quello calabrese, distante e distaccato dai quei ceti sociali che si sono sempre riconosciuti nei valori del partito democratico sin dalla sua nascita. Il partito in Calabria a livello territoriale non esiste più, non è aperto alla società civile e ha annientato ogni luogo di discussione. Drammatici sono i dati delle città capoluogo. Tutte perse tranne Reggio Calabria,città guarda caso dove il candidato sindaco è stato scelto dai cittadini col metodo delle primarie decidendo di rompere con il passato. In Calabria coloro i quali avevano riposto le speranze nel partito democratico, o non votano o votano altro. Eppure dal partito regionale nulla si muove, ne si ha la benché minima intenzione di provare, riunendo il popolo del Pd ad analizzare cause e concause di questa débâcle ampiamente prevista. Il pensiero non è altro che rivolto a guadagnarsi un posto al sole per le prossime elezioni parlamentari. A tal proposito come Fronte Democratico porteremo avanti un’ ardua battaglia volta ad abolire i capilista bloccati facendo in modo che i parlamentari rispondano alle esigenze dei territori che li votano e non a quelle delle segreterie nazionali che li nominano. Serve dunque coraggio e discontinuità per riacquistare la credibilità perduta mettendo in campo un nuovo progetto politico che appassioni tutte quelle persone giovani e meno giovani che non credono più nella politica».
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