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Se l'Italia abbandona i suoi giovani

Gloria Trevisan e Marco Gottardi non ci sono più. Sono stati inghiottiti dal fuoco, dalle fiamme e dalla cenere di Notting Hill che tutti ricordiamo per la storia d’amore tra Hugh Grant, commesso d…

Pubblicato il: 09/07/2017 – 16:08

Gloria Trevisan e Marco Gottardi non ci sono più. Sono stati inghiottiti dal fuoco, dalle fiamme e dalla cenere di Notting Hill che tutti ricordiamo per la storia d’amore tra Hugh Grant, commesso di una libreria e la famosa attrice Julia Roberts. Nel film, la storia non poteva che essere a lieto fine, nella dura e difficile realtà londinese, avrebbero voluto – i ragazzi per primi – un fine non amaro, senza mai lontanamente immaginare che la loro non sarebbe stata una storia, ma una sfortunata, triste, drammatica vicenda che di umano ha poco. Avrebbero mai potuto immaginare i due giovani architetti veneti, emigrati in cerca di un pizzico di fortuna in più rispetto all’Italia che la loro vita sarebbe finita in maniera drammaticamente violenta? Senza scampo alcuno? Mai, anche se glielo avessero scritto, se lo avessero sognato, se qualche buontempone dei loro amici avesse fatto loro uno scherzo. Ma che, qualche volta, tra goliardi si faceva. Ma mai, a dire il vero, fino a questo punto. Erano partiti dall’Italia forti di due lauree a pieni voti, convinti di poter sfondare nel regno di Elisabetta e guidato da Theresa May che, ha voluto, a tutti costi la Brexit. Spero si penta la prima ministra e quanti hanno votato secondo le indicazioni dei Tories. Aveva aderito l’Inghilterra all’Unione Europa, poi, però, per un motivo o un altro, o perché gli inglesi hanno avuto da sempre un po’ di puzza sotto il naso e non potevano essere confusi con francesi tedeschi e italiani, hanno fatto marcia indietro. Io spero in un giravolta. I segnali – e non solo Corbyn – ci sono. Vedremo. Che si fossero sentiti sempre di razza di pregio l’ho constatato di persona tanti ma davvero tanti anni fa, quando, a scuola di inglese a Brighton, mi è stato chiesto di dove fossi. Io dissi la verità. “From Italy”! “Oh fu la risposta – you came from Europe!”: Noi siamo in Great Britain. Non si sentivano europei nel sangue. Forse oggi un po’ di più a giudicare dalle percentuali minime in favore della Brexit. È un dato incontrovertibile, però, che noi italiani, essenzialmente per la lingua, credo, ci sentiamo attratti dall’Inghilterra. E lì, nella terra di Albione, ci rechiamo per (fare finta di) studiare o, possibilmente per lavorare. Se cammini per Oxford Street o vai da Harrods, tra le lingue che senti, l’italiano non è tra le ultime. E questo perché, l’Italia non ti dà, ancora, le possibilità di lavoro alle quali tu aspiri. Nonostante titoli di un buon – se non ottimo – livello. Con Gloria e Marco, l’Italia è stata avara di opportunità serie e concrete. Giustamente avrebbero voluto guadagnare più di 400 o 500 euro che, in casa nostra, avrebbero ricevuto. Lo speravano, se quel maledetto giorno non si fosse mangiato loro, le loro speranza, le loro attese. Giuste, sacrosante, visto che avevano sacrificato tutto e tutti pur di raggiungere il loro onesto obiettivo. Quanti non sono come loro, e non solo a Londra. Di giovani emigrati, ognuno di noi ne conosce, tanti. Da Londra a Berlino, da Abu Dhabi, a Riad, da Manila a Bangkok, ma anche a Pavia o Milano. In Asia o in Europa, ma anche al Nord sempre da emigrati vivono. In appartamenti di venti metri quadri o poco, più. E forse facendo i turni per “esigenze personali”. Da noi, inutile negarlo, si investe poco per i giovani, spesso si fa finta, nel pubblico. I privati? Sono loro alla ricerca di sostegni finanziari. Eppure, se per caso ti laurei alla Bocconi in economia, arte, cultura, turismo e comunicazione finirai, rimanendo in Italia, a fare poco più di niente. Impossibile sopravvivere, se non avessi i genitori. E se poi ti laurei in giurisprudenza, ti specializzi o fai master di livello, guadagni sempre 500 euro al mese. «Sa, gli avvocati abbondano». Questa la risposta. E che fai? O rimani muta e piangi, o fai buon viso a cattivo gioco, sperando nel manzoniano “giorno verrà”. Per Gloria e Marco, invece, nulla dare. Con l’aggravante della consapevolezza della terribile fine che stavano facendo. La giovane architetto non ha chiamato pompieri o polizia, ma la madre. Aveva perfettamente capito che stava per morire, che per lei non ci sarebbe stato nulla da fare. L’ha voluta tranquillizzare, anche – ha scritto Aldo Cazzullo – per cercare conforto verso la fine. E ha promesso alla madre che l’avrebbe aiutata dal cielo. Il padre di Gloria se l’è presa, e giustamente, con lo Stato. Non fa nulla per i giovani. Non può, non riesce, non è capace. Eppure si dovrebbe mettere da parte quasi tutto per far vivere i giovani, soprattutto. Quello alla vita è un diritto e nessuno ce lo può togliere! Per Gloria e Marco, ma anche per Valeria, morta alla strage del Bataclan, siamo tutti responsabili. Sprechiamo risorse, diciamo, spesso, no a tutto e i risultati sono questi. «Occhi radiosi d’un vissuto davvero felice, visione di speranza dal turpe grattacielo su quella bella Londra rasserenante che ti offre un futuro in patria ancora negato! Ragazzi miei, ovunque voi siate, io ora vi sogno abbracciati nell’amore che va oltre la morte. Perdonateci se indifferenti vi abbiamo lasciati partire incapaci di garantirvi un degno futuro». Lo ha scritto, facendo commuovere molti noi, il professor Enrico Costa, professore di valore all’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Grazie Enrico, a nome dei giovani tutti, calabresi e non.

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